“Il sogno”: recensione del romanzo di Franck Thilliez edito da Fazi

Un romanzo ipnotico, costruito come una partita a scacchi, dove realtà e finzione si mescolano

Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? Quando la realtà è altrove.
dal film MATRIX, 1999

Un nuovo appuntamento con il thriller ipnotico di Franck Thilliez, francese classe 1973: Il sogno, edito da Fazi nella collana Darkside, è uscito in libreria il 2 luglio.

Dopo Il manoscritto (2018), in cui si racconta una torbida vicenda con al centro il rapimento di Sarah, la giovane figlia di una scrittrice di gialli, con una struttura narrativa a incastro e un intreccio inestricabile, in cui la memoria gioca un ruolo fondamentale, ecco che in questo nuovo romanzo il lettore viene trascinato in un mondo di specchi, tra realtà e sogno.

Come fare a discernere l’uno dall’altro? Argomento questo, del resto, ampiamente dibattuto anche in ambito filosofico – ricordate il “mito della caverna” nel VII libro della Repubblica di Platone?

Thilliez sembra qui voler giocare con il lettore una partita a scacchi. “Durante la lettura vi accorgerete che si passa dal capitolo 56 al capitolo 58. Non si tratta di un errore e la vostra comprensione del testo non ne sarà in alcun modo compromessa. La ragione di questa scelta al termine del libro”.

Una sfida a cui chi legge è chiamato in prima persona e che tiene inchiodati alla sedia in un’atmosfera macabra e tesa. Il coinvolgimento emotivo è immediato, sin dal prologo, in cui si ha contezza della bravura dell’autore nel suscitare angoscia e suspence. Emozioni forti, dunque, che si concretizzano in una trama coinvolgente e sapientemente costruita, dove il ritmo è di per sé funzionale alla storia.

La protagonista del “Sogno” è Abigael Durnan, psicologa e consulente della sezione della Gendarmerie francese che si occupa dei casi di rapimento di bambini, la Squadra Meraviglia 51. La donna soffre però di una grave forma di narcolessia, alla quale si aggiungono fenomeni sempre più ricorrenti di cataplessia. Per lei il confine tra realtà e sogno è estremamente labile, confuso, ed è costretta ad infliggersi torture indicibili per cercare di non perdersi.

Abigael si tirò su la manica della felpa e scoprì l’avambraccio destro segnato da fori di un ago e soprattutto da cinque cerchi scuri. Crateri profondi, simili a pustole. Le bruciature di sigaretta l’avevano guidata, una dopo l’altra, fino all’ultimo appuntamento, l’avevano aiutata a tracciare la propria strada, indizio dopo indizio, come i sassolini bianchi di Pollicino. Ma, al contrario della fiaba di Perrault, la storia ora rischiava di finire male.

La situazione per Abigael sembra precipitare quando, nel corso delle indagini condotte dalla Squadra Meraviglia 51 alla ricerca dei tre bambini rapiti da Freddy, compare lei, Cenerentola. Chi sarà mai? Che sia Lea, la figlia di Abigael, data per morta insieme al nonno in un incidente automobilistico dalla dinamica oscura in cui era rimasta coinvolta la stessa Abigael?

Un romanzo sapientemente costruito; un labirinto ipnotico in cui il lettore potrà perdersi con la certezza che però alla fine i fili della memoria verranno riannodati. Ottima la traduzione di Federica Angelini.

 

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