di Amira Dridi
Un film di Sergio Castellitto. Con Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Alessandro Borghi, Edoardo Pesce, Hanna Schygulla. Drammatico, 103′. Italia, 2017
Fortunata è una donna sulla trentina che sta crescendo da sola la figlia Barbara di otto anni in un quartiere degradato di Roma. È agosto, la città è semivuota, e Fortunata va di casa in casa a fare (in nero) messe in piega e shatush ad amiche e vicine, coltivando il sogno di aprire un suo negozio di parrucchiera e conquistare così un minimo di indipendenza economica. Franco, il marito allontanato da casa, da cui Fortunata non è ancora separata legalmente, la tormenta con visite inaspettate, insulti gratuiti e aggressioni sessuali. Chicano, il suo migliore amico, è un tossico con una madre straniera, Lotte, che sta scivolando nel buco nero dell’Alzheimer. L’incontro con uno psicoterapeuta infantile, Patrizio, cui è stato affidato dai servizi sociali il sostegno psicologico a Barbara, si presenterà a Fortunata come l’opportunità di cambiare la propria vita.
Un’accoglienza positiva quella ricevuta da “Fortunata”, il nuovo film diretto e prodotto da Sergio Castellito e scritto da Margaret Mazzantini, uscito il 20 Maggio nelle sale e presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard (qui le interviste dalla Croisette).
È estate, siamo in un quartiere popolare della periferia romana. Fortunata (Trinca), giovane mamma con una figlia di otto anni a carico, Barbara, è sempre di corsa.
Per vivere fa i capelli in nero ad amiche e vicine di casa, ma il suo sogno è quello di aprire il suo negozio di parrucchiera insieme all’amico d’infanzia Chicano (Borghi), un tossicodipendente alle prese con una madre afflitta da Alzheimer (Shygulla).
Fortunata si trova a combattere una guerra fisica e psicologica contro l’ex marito, Franco (Pesce), uno stalker dai tratti violenti che molesta la donna, che non le vuole concedere il divorzio.
Tra il caldo afoso di un agosto interminabile e la voglia di giocare al Lotto per aspirare a una vita migliore, perché “è la gente con i soldi che fa girare il mondo”, Fortunata sarà travolta dall’amore, nella persona dello psicologo che segue Barbara, Patrizio (Accorsi), che sarà risucchiato dalla forza vitale e sensuale della donna.
Dopo “Non ti muovere”, Sergio Castellito, assieme alla moglie Margaret Mazzantini, si conferma maestro nella settima arte.
Nelle storie della scrittrice che lui adatta per il cinema si parla di emancipazione femminile, di libertà e indipendenza, in uno sfondo dai colori popolari, di emarginazioni e di sogni che sembrano irraggiungibili.
Anche nel caso di “Fortunata” sul grande schermo prende vita uno spaccato della nostra società complessa e intricata, una famiglia normale, divisa tra disagio e traumi infantili. Il film ha quella tragicità melodrammatica un po’ sopra le righe, che al contempo angoscia e tiene il pubblico incollato alla sedia fino all’ultima scena.
In netto contrasto c’è la regia di Castellito, forte, coraggiosa, irrequieta e affamata di vita come la protagonista, sempre in movimento, alla ricerca di qualcosa, anche se quel qualcosa non sa nemmeno cosa sia.
“Fortunata è un aggettivo qualificativo femminile singolare – ha spiegato il regista – ma è anche il nome di una donna. E soprattutto un destino. E non è detto che quel destino uno se lo meriti. Ci sono uomini in questa storia che non sono d’accordo con la felicità di Fortunata. Vedremo”.
Jasmine Trinca è perfetta per il ruolo. Dopo aver interpretato Delia in “Nessuno si salva da solo”, qui mette in campo una performance d’impatto, con una forza struggente e travolgente capace di trascinare lo spettatore nell’inquietudine dell’animo fragile di una donna di oggi e di un passato che ha mille verità.
“Fortunata è una Madame Bovary delle borgate romane – ha detto ancora Castellito – e Jasmine Trinca è una persona speciale con cui c’è una bella intesa umana e artistica. Io amo gli attori con cui lavoro, me li scelgo non solo per il loro talento ma anche per la loro sostanza. A parità di talento, poi, scelgo uno che mi sta simpatico. E Jasmine mi è davvero simpatica”.
Insomma, il film è un piccolo capolavoro che va visto, ma soprattutto vissuto e sentito fino in fondo.