C’era grande attesa per la presentazione di “Cuori puri” di Roberto De Paolis, terzo film italiano presente nella prestigiosa sezione “Quinzaine” del Festival di Cannes.
I giornalisti che avevano già avuto modo di vedere la pellicola, in una proiezione romana di cortesia, avevano espresso in privato ai colleghi ottime critiche e sinceri elogi per l’opera.
Anche in quest’occasione lascio a Federica Rizzo il compito di recensire in modo accurato e professionale il film.
Io ho avuto la fortuna, grazie all’amica e collega Emma Di Lorenzo che ringrazio, di scambiare un paio di battute con il regista e con la giovane protagonista di “Cuori puri”, Selene Caramazza.
Roberto De Paolis, a cosa si è ispirato per scrivere la storia?
Il film è ispirato a un fatto di cronaca di qualche anno fa, in cui una ragazza romana denunciò per stupro alcuni ragazzi rumeni, provocando la reazione violenta e inconsulta degli abitanti del quartiere contro i presunti violentatori.
Racconto del reale oltre che film ideologico, quindi?
Abbiamo avuto ben chiara fin dall’inizio “l’esigenza” drammaturgica di raccontare le difficoltà reali e concrete che vivono gli abitanti della periferia romana, spesso abbandonata a se stessa dalle istituzioni. Non volevano scrivere una storia meramente ideologica e riflessiva, sì, ma una che fosse capace di unire in modo incisivo e forte l’azione e la parte più spirituale.
Come siete arrivati alla scelta dei giovani attori?
I protagonisti sono stati scelti dopo un lungo e faticoso casting. Selene Caramazza e Simone Liberati erano non solamente i volti, ma anche i corpi giusti per interpretare i personaggi della nostra storia.
E invece cosa ci dici delle location? Com’è stato il lavoro sul set?
Ho iniziato il lavoro complesso di selezione di location, a Tor Sapienza a Roma, girando intorno ai palazzoni, temendo di essere respinto o picchiato. Scherzi a parte, ho temuto davvero di non essere all’altezza di dirigere in una realtà così diversa e lontana da quella in cui sono cresciuto e in cui vivo. In vero la vita sul set è stata bella e unica, molti abitanti del quartiere mi hanno aperto spontaneamente le porte di casa, per offrirmi magari anche solamente un caffè.
Se il regista Roberto De Paolis, nonostante l’evidente emozione, è riuscito a gestire al meglio le domande più disparate, la giovane Selene Caramazza ha dimostrato di subire di più l’emozione di ritrovarsi per la prima volta sulla Croisette, e da protagonista.
Selene, com’è stato lavorare con Roberto De Paolis? Il lavoro di costruzione del tuo personaggio, Agnese, possiamo definirlo “di squadra” oppure c’è molto di tuo?
All’inizio Roberto mi ha dato alcuni riferimenti e spunti per costruire il mio personaggio. Ma poi ho voluto iniziare un percorso di creazione della mia Agnese che fosse solo mio, iniziando a frequentare le comunità cristiane e a seguire con curiosità e attenzione i loro momenti di preghiera. Volevo dare al mio personaggio qualcosa di autentico. Così ho ripreso a leggere il Vangelo e la Bibbia, e ad andare in Chiesa.
E cosa porterai con te, di questo ruolo?
Il ruolo di Agnese mi ha sicuramente toccata nell’anima, facendomi cambiare prospettiva su molte cose.