Coppia in arte: intervista doppia a Carlo Ferreri ed Evelyn Famà

Spesso colleghi sul lavoro, compagni nella vita. Quella formata da Carlo Ferreri ed Evelyn Famà è una coppia artistica rodata da molte esperienze condivise, dagli spettacoli teatrale agli spot televisivi.

Entrambi attori, registi, speaker trainer e insegnanti di recitazione, hanno intrapreso le rispettive carriere negli anni ’90 e nel corso del tempo hanno collaborato con i più grandi attori e registi italiani.

Due curriculum ricchi e variegati, i loro, con esperienze che vanno dal cinema alla tv, e tanta voglia di continuare a mettersi in gioco. Di recente sono tornati a recitare insieme: sono infatti tra i protagonisti del film di Alessandro Di Robilant “Mauro c’ha da fare”.

Li abbiamo intervistati per Parole a Colori, in questo botta e risposta che spazia dalla Sicilia al palcoscenico..

 

Benvenuti a Carlo Ferreri ed Evelyn Famà.

Una parola, un aggettivo per descrivervi?
Ferreri: Caparbio.
Famà: Pessimista.

E una per descrivere l’altro?
Ferreri: Talento allo stato puro.
Famà: Visionario, nell’accezione positiva del termine.

Cosa significa, per voi, essere siciliani?
Ferreri: Io sento di essere un cittadino del mondo e grazie al mio lavoro ho avuto la possibilità di viaggiare e conoscere luoghi e persone che mi hanno arricchito. La Sicilia è una terra che amo e che mi ha generato,coccolato e qualche volta deluso. Essere siciliano significa avere una responsabilità per esaltare tutte le meraviglie che questa terra contiene e migliorare i difetti atavici dei siciliani che non sto a elencare.
Famà: È come una condanna geografica, col tempo una droga, una valida scusa alla pigrizia, un potente sedativo.

Parliamo degli inizi. Come e quando è nata la passione per la recitazione?
Ferreri: La mia vera passione da bambino era il calcio e lo sport in generale. Poi a 15 anni ho iniziato questo percorso artistico e non l’ho più abbandonato, attraversando il mondo dello spettacolo in modo totale, facendo l’attore con più di 60 spettacoli all’attivo, il regista, l’organizzatore, l’insegnante di recitazione, il tecnico e perfino il siparista a inizio carriera .
Famà: Non ne ho memoria, dunque credo con la mia esistenza. Ero una bambina molto egocentrica, esibizionista, possedevo dunque gli elementi base, gli impulsi ancestrali necessari per divenire attrice e per perseverare, senza abbattersi. La voglia di fare questo mestiere che altro non fa che spingerti in pasto al giudizio della gente sempre e comunque e a ricominciare sempre da capo, da terra, dal basso. Con gli anni pero’ si cambia… purtroppo.

Avete lasciato tutto per inseguire un sogno oppure avevate in mente un progetto di vita preciso e seguirlo ha richiesto impegno, dedizione, anche piedi ben piantati per terra?
Ferreri: Seguire questo progetto artistico e di lavoro ha richiesto un periodo lungo di gavetta fatto di grandi sacrifici, impegno fisico e mentale e tante rinunce. I piedi devono essere sempre ben piantati per terra per fare questo lavoro, ma ogni tanto si deve anche sognare e darsi degli obiettivi alti per non rischiare di accontentarsi e di conseguenza non crescere, rischiare ed esplorare nuovi territori artistici.
Famà: Lasciato tutto? No, i miei sognavano più di me e con me, mi hanno sempre appoggiato e incoraggiato. Progetti di vita? Si crede di averli, poi la vita non è mai come l’abbiamo pensata o progettata, talvolta è meglio talvolta è peggio, spiazza sempre, nel bene e nel male. Impegno, dedizione? Sempre e comunque, da stancarsi. Sforzi continui per il mestiere, per la vita da attore e per non cedere e perdere se stessi. Piedi piantati per terra? Ci pensano gli altri a non farti mai alzare in volo, sempre.

In tanti sognano, “da grandi”, di calcare il palcoscenico o recitare in un film. Ma come si diventa, in pratica, attori in Italia?
Ferreri: Io ho fatto una scuola di teatro e ho avuto la fortuna di incontrare dei veri maestri della scena che mi hanno forgiato. Ho iniziato nel 1993 e all’epoca questo mestiere non era inflazionato come oggi. Personalmente ritengo che oggi ci siano troppe scuole di teatro non qualificate che rischiano di bruciare un eventuale talento. Io consiglio di frequentare solo scuole di alto livello e alimentare anche un proprio percorso personale di studi, di conoscenze, di saperi. Oggi non ha più senso la figura ottocentesca dell’attore ignorante. Oggi l’attore deve essere coltissimo.
Famà: Una volta si facevano scuole, oggi si sale su un palco perché si “sogna” e si lavora gratis per realizzare quel sogno. Fine dei sogni.

E quali consigli vi sentireste di dare a chi vuole intraprendere questa carriera?
Ferreri: Consiglio di non considerare per i primi 5 anni di lavoro la parola “carriera ” e di concentrarsi sulla propria identità attoriale.
Famà: Dovrei rispondere: studiare, perseverare, essere umili. Invece dico: divertiti, fallo come hobby, aspetta il colpo di fortuna e se non arriva avrai fatto senza sacrifici quel che ti piace.

Ma insomma: spingereste vostro figlio verso questa professione?
Ferreri: Non so rispondere.
Famà: No, gli direi di fare il produttore.

Insieme avete lavorato sia in tv che a teatro, e adesso al cinema. C’è uno spettacolo a cui siete più legato?
Ferreri: Per quanto mi riguarda, al primo spettacolo in cui eravamo entrambi presenti che era “Sogno di una notte d’estate” con la regia di Franco Però e a quest’ultimo film che ci vede protagonisti, “Mauro c’ha da fare” di A.di Robilant.
Famà: Forse quello durante il quale ci siamo fidanzati… o forse no. Tutti gli spettacoli, per un verso o per l’altro, se lavori insieme sono belli.

Meglio una parte da protagonista al Piccolo di Milano o quella in una fiction Rai di successo?
Ferreri: Meglio una parte da protagonista in una fiction di successo, per poi avere la possibilità di fermarsi un anno per fare solo teatro e tournèe.
Famà: In questo mestiere scegliere è o un privilegio o impossibile o una pesantissima responsabilità. Non parlando di scelta dunque, immaginando di osservarmi da fuori come in una sequenza da film, con la consapevolezza di quello che può essere una vita da teatrante fatta di sacrifici e di gavetta senza fine, preferirei interpretare il ruolo di quella che ha fatto la fiction e che, per questo scritturata al Piccolo, si permette di fare la diva, incurante dei suoi compagni di scena, attori teatrali rispettabilissimi che hanno una carriera raggiante e importante alle spalle, ma che non hanno mai avuto la “fortuna” per fare il ruolone in tv. Preferirei insomma interpretare, in questa mia sequenza immaginaria e metaforica, il ruolo di colei che campa di rendita, meglio ancora se con un pizzico di soave inconsapevolezza.

Un personaggio che vi piacerebbe interpretare?
Ferreri: Uno sportivo, la vita di uno sportivo.
Famà: Tutti quelli da protagonista non fatti fino ad oggi.

Mai pensato di mollare? E se sì, quale sarebbe stato il “piano di riserva”? Insomma, Carlo Ferreri ed Evelyn Famà se non avessero fatto gli attori sarebbero diventati?
Ferreri: Io non ho mai pensato seriamente di mollare perché ho fatto più lavori nel mondo teatrale e quindi sono sempre stato molto occupato. Se non avessi fatto l’attore forse sarei diventato un allenatore di calcio.
Famà: Mollare? Seriamente mai. Piano di riserva? Mi sarei dedicata alla natura, agli animali.

Progetti futuri?
Ferreri: Tanti progetti per il futuro sia in teatro, con varie riprese di spettacoli già pronti, che in nuove produzioni.
Famà: Altri due film dei quali ho già letto con Carlo le sceneggiature, alcune repliche dello spettacolo “Pipino il Breve” con Tuccio Musumeci in cui interpreto “Falista”, alcuni spettacoli al Teatro Brancati di Catania al quale sono molto legata e nel quale ho avuto la fortuna e il privilegio di interpretare importanti ruoli nelle scorse stagioni. E, per concludere, uno spettacolo nuovo, scritto da me, con la regia di Carlo ed entrambi in scena in coppia comica.

Come vi vedete, diciamo, tra cinque anni?
Ferreri: Spero in buona forma fisica e con molta voglia di divertimento.
Famà: Più stanca, più vecchia, con un curriculum più grosso.

Grazie per esservi raccontati sul nostro sito e un grande in bocca al lupo per il futuro. Qualcosa da aggiungere?
Ferreri: Grazie a voi per le domande. Buon lavoro.
Famà: Sono mutevole, sincera. Quest’intervista è frutto del mio stato d’animo di oggi, domani tutto ciò potrebbe mutare come mutevole è la vita e l’animo di noi attori.


 

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