“About endlessness”: una riflessione sull’infinito che non si conclude mai

Roy Andersson si imbarca in un'impresa titanica: giustapporre situazioni per raccontare la Vita

Un film di Roy Andersson. Con Lesley Leichtweis Bernardi, Ania Nova, Martin Serner.
Drammatico, 90′. Svezia 2019

Una sovrapposizione poetica di quadri che catturano momenti di vita. Alcuni dei personaggi ritratti sono Adolf Hitler, una direttrice marketing, una donna che ama lo champagne e un prete. La narrazione è guidata dalla voce calda di una donna, una sorta di Scheherazade (delle Mille e una notte) che racconta la storia dell’umanità e invita gli spettatori a riflettere sulla preziosità e la bellezza della nostra esistenza.

 

Una riflessione senza fine sulla vita umana in tutta la sua bellezza e crudeltà, un alternarsi di momenti irrilevanti e fatti storici salienti: “About endlessness” (Sull’infinitezza) di Roy Andersson, vincitore del premio per la miglior regia a Venezia 2019, è un saggio sull’esistenzialismo, che ricorda anche un altro film del regista, “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza”.

A venire mantenuti e riproposti sono i temi ma anche quella forma da mosaico caleidoscopico che caratterizza da sempre i lavori di Andersson. Le inquadrature a camera fissa uniscono un bel ensemble di situazioni che sono al contempo in contrapposizione e in accordo perfetto.

“About endlessness” parla di sogni belli e brutti, e di disillusioni, ma si imbarca – e si perde – in un’impresa titanica: trovare una storia raccontando la Vita. Lasciando la sala si ha come l’impressione che gli anni in cui è stato realizzato il film siano stati in realtà troppo pochi, e che a mancare sia soprattutto una consapevolezza di base.

 

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