Un film di Noah Baumbach. Con Adam Driver, Greta Gerwig, Raffey Cassidy, Alessandro Nivola, Don Cheadle. Drammatico, 136′. USA 2022
A Blacksmith, piccolo centro nel Midwest, scorre imperturbabile la vita quotidiana della famiglia Gladney: Jack, Babette e i loro quattro figli, nati da matrimoni precedenti. Una routine scandita da sedute televisive, confronti padre-figlio, discorsi ragionati o irragionevoli su questa o quell’altra notizia, visite rituali al supermercato, dove tutti si abbandonano al consumo frenetico di oggetti, messaggi, rumore. Un rumore di fondo che ossessiona Jack, professore al College on the Hill, dove ha fondato un dipartimento di studi hitleriani. Da qualche tempo l’uomo vive in una sorda e costante paura della morte. Un enorme nube chimica, causata dal deragliamento di un treno, materializza improvvisamente la sua angoscia, minacciando direttamente l’esistenza dei Gladney.
Tratto dal romanzo omonimo di Don DeLillo del 1985 – che parla di consumismo, media, celebrità, della paura per la salute e del fascino che su di noi esercita la morte –, di cui uscirà una nuova edizione il 17 gennaio, “White noise” è la storia di una cittadina universitaria e del panico generato dal deragliamento di un treno, che ha liberato nell’aria una sostanza chimica minacciosa.
Nonostante sia stato considerato a più riprese un romanzo “non adattabile per il cinema” per via della sua complessità – diversi registi ci hanno provato, nel corso degli anni, senza risultato –, Noah Baumbach riesce nell’impresa.
Il suo film, presentato alla Mostra del cinema di Venezia e adesso al London Film Festival, è impegnativo sia a livello verbale che visivo. Un’opera frenetica, caratterizzata da una trama che cambia costantemente, spaziando dalla satira accademica all’evento tossico e, successivamente, alle bugie e ai tradimenti all’interno del matrimonio.
Il filo conduttore rimane la paura della morte, che viene resa tangibile dall’uso di oscurità e luce e dalla presenza di alcuni ambienti, come il supermercato, luminoso in modo che tutti i marchi possano essere visti e possano offrire conforto in contrapposizione alle paure private di Jack (Driver).
Quello che di “White noise” sorprende di più, però, è la sua contemporaneità. E questo soprattutto se si considera la sua grande aderenza al romanzo. La maggior parte dei dialoghi vengono mutuati dalla pagina scritta, con Adam Driver e Greta Gerwig che fanno proprie le cadenze di DeLillo, rendendo il tutto abbastanza esilarante.
Al di là di tuto, comunque, “White Noise” è talmente complesso che le singole scene eclissano la loro somma, rendendo il film non unitario e particolarissimo. Un film che lascia nello spettatore tanti punti di domanda – non ultimo quello se abbiamo o meno capito cosa il regista ci ha voluto comunicare.