di Rosalba D’Adamo
Se state cercando un modo particolare per trascorrere il fine settimana, ecco un’idea che potrebbe fare al caso vostro. La “Fiera dell’Antiquariato” si tiene ad Arezzo, ogni primo sabato e domenica del mese, nello splendido centro storico della città toscana snodandosi attraverso strade, viuzze e piazzette fino ad arrivare nell’anfiteatro di Piazza Grande, famosa anche per essere stata teatro delle riprese del film premio Oscar “La vita è bella” di Roberto Benigni.
Un appuntamento molto atteso, non soltanto dagli amanti del design retrò. Tra le centinaia di bancarelle, infatti, si può trovare un po’ di tutto: dai prodotti dell’arte orafa alle pietre preziose, dai libri antichi, nuovi e usati ai vinili, passando per lampade e lampadari di ogni tipo, modernariato, abiti firmati vintage, mobili di artigianato toscano, stoviglie, vasellame e biancheria a perdita d’occhio.
La maggioranza degli espositori sono antiquari della zona ma anche del resto della toscana e dell’Alta Italia. Impossibile resistere alla tentazione di un piatto in Deruta o di un’acquasantiera di Montelupo Fiorentino. Anche perché ce n’è per tutte le tasche.
Intanto che passeggiate tra le bancarelle, potreste anche cogliere l’occasione per visitare le stupende opere d’arte aretine, prima fra tutte la Leggenda della Croce e la Regina di Saba, il patrimonio dell’Umanità realizzato da Piero della Francesca nella cappella della chiesa di San Francesco.
Nei vari livelli del famosissimo Ciclo, l’artista narra della spedizione romana in Oriente, del sonno di Costantino alla vigilia della battaglia di Massenzio, dell’incontro della Regina di Saba con Re Salomone, attraverso immagini di preghiere, battaglie, scenografie e costruzioni teoriche innovative per l’epoca (il Quattrocento) come ad esempio l’elaborazione della prima visione prospettica nei dipinti, l’individuazione del punto di messa a fuoco, la cosiddetta “visione ottica”.
Oltre alla cappella di Piero, anche la navata centrale della chiesa è splendidamente affrescata dallo stesso artista e da altri pittori toscani coevi.
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Proseguendo per la fiera, si arriva alla cattedrale di San Donato, con la sua grande mole in tufo che si staglia contro il cielo. L’interno è uno splendido esempio di arte gotica del XIII secolo da sindrome di Stendhal, vetrate a guglia mozzafiato e volte a vela.
Il Quattrocento toscano è la cifra stilistica caratterizzante dell’intera provincia aretina: nei piccoli centri, nei paesini, nelle pievi di montagna è possibile imbattersi in gioielli architettonici e pittorici di grande pregio.
Proprio lasciandomi guidare un po’ dall’istinto, e costruendo il mio personale percorso di viaggio, ho scoperto l’esistenza della Pieve San Pietro a Romena, situata sulla strada che da Pratovecchio conduce a Firenze. La “Pieve”, piccola abbazia di campagna, si trova su un sito cristano molto antico e ospita oggi vive una comunità itinerante francescana e gruppi di preghiera dai percorsi esistenziali particolari. La costruzione. con abside a semicerchio esterno di 180°, accoglie i visitatori da ben 900 anni su queste colline del Casentino e dire che è incantevole è poco.
Ma tutta la zona è così. È la Toscana autentica, dove è più difficile imbattersi in orde fameliche di turisti giapponesi alla ricerca del monumento famoso. Un territorio ancora fatto a misura d’uomo.
La strada Statale che scende verso Roma (l’antica via Cassia) si snoda tra olivi a perdita d’occhio; le colline e i dossi celano e svelano un paesaggio bellissimo e dolce, con piccole frazioni tranquille e, come nel caso di San Pietro a Romena, chiesette inattese che custodiscono al loro interno affreschi medievali, croci lignee, organi antichi.