“Un diario del ’43”: il commissario Montalbano tra ricordi e segreti

Omaggio al dottor Pasquano, storico medico legale della serie, e al suo interprete, Marcello Perracchio

Bisognerà aspettare qualche ora per conoscere i dati Auditel, ma è molto probabile che anche il secondo, atteso episodio del Commissario Montalbano anno 2019, “Un diario del ’43”, non soltanto abbia stravinto la serata ma abbia stabilito anche un nuovo record di ascolti.

“Montalbano batte Montalbano”, titoleranno in modo piuttosto scontato quotidiani e siti. Ma leggendo in diretta i commenti sui Social posso dire che ci sono pochi dubbi che l’episodio sia già entrato di diritto nell’Olimpo di quelli più apprezzati dell’intera serie.

“Un diario del ’43” ha vissuto il suo momento più bello, toccante quanto tragico, alle ore 22.11 quando un piangente Catarella ha comunicato al commissario la morte del dottor Pasquano.

Le lacrime sul volto di Luca Zingaretti hanno rappresentato quelle versate sinceramente dall’Italia televisiva nel giugno del 2017, alla notizia della scomparsa di Marcello Perracchio, l’attore siciliano che per vent’anni ha indossato i panni dell’irascibile medico legale.

E la commozione si è fatta ancora più intensa nella scena, poetica quanto geniale, dei cannoli di ricotta offerti da Montalbano alla propria squadra per commemorare l’amico scomparso. Basterebbero questi due momenti, per recensire la puntata e motivarne il successo.

In fondo lo avevamo già scritto la settimana scorsa che il “vero” Montalbano lo avremmo visto in questa seconda storia, in primis per la presneza dell’omaggio a Perracchio, annunciato dallo stesso Zingaretti durante la conferenza stampa di presentazione; e poi perché i due racconti scelti per la sceneggiatura avevano un grande valore narrativo e una potenza emotiva molto maggiore rispetto al criticato “L’altro capo del filo”.

“Un diario del ’43” segna il pieno riscatto degli storici sceneggiatori (Francesco Bruni, Andrea Camilleri, Salvatore De Mola, Leonardo Marini) del commissario Montalbano, capaci di adattare in modo accurato e preciso i testi di Camilleri per la tv, cogliendone lo spirito e rispettandone i significati più profondi. Alberto Sironi, potendo contare su una solida e puntuale sceneggiatura, ha avuto, registicamente parlando, “vita facile”.

Lo spettatore assiste alla nascita e all’evoluzione di un’indagine atipica, dove l’alternanza temporale tra la Vigata del 1943 e quella di oggi si rivelano il vero cuore narrativo della storia, piena di colpi di scena e di passaggi strazianti e commoventi.

I due racconti, come ha spiegato lo stesso Maestro Camilleri, sono stati ispirati dai suoi stessi ricordi, che gli hanno permesso di dare credibilità, umanità e autenticità a due storie apparentemente diverse ma legate da un filo rosso: la caduta del fascismo e il caos civile e morale che si verificò in Sicilia dopo l’otto settembre.

“Un diario del ’43” racconta e fa rivivere allo spettatore due storie belle, lontane quanto tragiche in cui l’amore ferito e tradito spinge i protagonisti alla vendetta, anche a distanza di 60 anni, imponendo al commissario Montalbano un inedito viaggio del tempo.

Sono da menzionare le convincenti e talentuose performance della giovane Selene Caramazza e dell’esperta e istrionica collega Nellina Laganà. Le due attrici hanno dimostrato personalità e naturalezza recitativa non soltanto condividendo egregiamente la scena con Zingaretti e con gli altri componenti del cast storico, ma addirittura oscurandoli artisticamente in alcuni passaggi.

“Un diario del ’43” è una storia che vive sul filo dei ricordi e dell’amore che fu, ma che ha permesso anche la riabilitazione del cannolo di ricotta, dopo lo sciagurato episodio di qualche anno fa con protagonista Totò Cuffaro, all’epoca presidente della Regione Sicilia. Anche per questo, grazie di cuore dottor Pasquano! Ci mancherà molto.

 

Exit mobile version