Un certain regard (fin troppo) artistico sull‘Asia: “Long day’s journey into night” e “The gentle indifference of the world”

È ben noto ai frequentatori abituali e agli addetti ai lavori in generale, che i festival del cinema sono anche l’occasione per presentare film che altrimenti non avrebbero molta visibilità – quei film d’autore e di nicchia che non vengono distribuiti in molte sale e rimangono perlopiù sconosciuti al grande pubblico.

Negli ultimi anni questa categoria si è arricchita di pellicole asiatiche, e intendo proprio di tutta l’Asia, dalla Turchia al Giappone. Tratti tipici: grandi silenzi, panorami mozzafiato, atmosfere oniriche, passo lentissimo.

Nella sezione Un certain regard di Cannes, quest’anno, abbiamo visto un film cinese e uno del Kazakistan che, per quanto diversi, ci sembrano rientrare in questa categoria: “Long day’s journey into night” di Gan Bi e “The gentle indifference of the world” di Adilkhan Yerzhanov.

 

LONG DAY’S JOURNEY INTO NIGHT

Un film di Gan Bi. Con Wei Tang, Sylvia Chang, Meng Li, Jue Huang, Yongzhong Chen. Drammatico, 110′. Cina, 2018

Luo Hongwu torna nella città in cui è nato dopo dodici anni di assenza. Nel suo passato un crimine impunito e il misterioso legame con una bellissima donna della quale non sa nulla, neppure il nome. I ricordi improvvisamente riaffiorano costringendo l’uomo a far fronte a sconvolgenti rivelazioni.

Secondo lungometraggio del giovane regista cinese Bi Gan, classe 1989, la particolarità di “Long day’s journey into night” è quella di essere diviso nettamente in due parti: la prima in 2D, la seconda un unico lunghissimo piano sequenza in 3D.

L’idea è interessantissima e coraggiosa, e tecnicamente eseguita con grande maestria – il solo film che io ricordi di aver visto con un unico piano sequenza è “Victoria” di Sebastian Schipper, presentato alla Berlinale nel 2015. L’aggiunta del 3D contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più onirica, e il viaggio del protagonista alla ricerca del suo passato più particolare…

Ma, ahimè, cosa ne facciamo della prima, lentissima e confusa metà? Prima di inforcare gli occhialetti lo spettatore si stanca a seguire monologhi criptici e fatti apparentemente sconnessi tra loro. È la dimensione del sogno, direte. Certo, ma rischia di far venire voglia anche a chi guarda di lasciarsi cullare dai sogni – i propri, però!

 

THE GENTLE INDIFFERENCE OF THE WORLD

Un film di Adilkhan Yerzhanov. Con Sultan Abzalov, Tulemis Alishev, Dinara Baktybaeva, Kulzhamilya Belzhanova, Kuandyk Dyussembaev. Thriller, 99′.  Kazakistan,   Francia, 2018

Dopo la morte del padre Saltanat va a vivere in città perché deve trovare i soldi necessari a pagare i debiti lasciati dal genitore per salvare la madre dalla prigione. Conosce così due uomini interessati a sposarla ma rimane delusa da entrambi. Quando uno dei due, Kuandyk, cerca di aiutarla in modi non del tutto legali, i due finiscono nei guai.

Come preannuncia il titolo, “The gentle indifference of the world” parla dell’indifferenza del mondo nei confronti dei singoli individui. Non fate come me, che mi sono illusa che potesse esserci un barlume di speranza per tutti: il regista Adilkhan Yerzhanov distruggerà ogni vostra fiducia nel fantomatico lieto fine.

Nonostante la splendida fotografia e le citazioni letterarie, il Kazakistan che ci viene mostrato – in realtà solo una campagna e la periferia di una indefinita città – è una terra misera che consta di due tipi di persone: i ricchi corrotti e delinquenti, e i poveracci sfruttati e impotenti.

Tutti agiscono come belve per salvarsi la pelle, e mors tua vita mea è la legge naturale delle cose. Non si può uscire da questa miseria, e chi cerca di avere un futuro migliore viene inevitabilmente schiacciato. Non c’è posto per i sognatori e per l’amore, l’unica cosa che attende entrambi è la morte. Ragazzi miei, aiuto!

 

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