È uscito in libreria il 28 giugno per edizioni e/o “Tre“, il nuovo romanzo di Valérie Perrin, autrice del best-seller “Cambiare l’acqua ai fiori”. Una storia di amicizia, amore, accettazione e scoperta di sé.
1986. Adrien, Étienne e Nina si conoscono in quinta elementare. Molto rapidamente diventano inseparabili e uniti da una promessa: lasciare la provincia in cui vivono, trasferirsi a Parigi e non separarsi mai.
2017. Un’automobile viene ripescata dal fondo di un lago nel piccolo paese in cui sono cresciuti. Il caso viene seguito da Virginie, giornalista dal passato enigmatico. Poco a poco Virginie rivela gli straordinari legami che uniscono quei tre amici d’infanzia. Che ne è stato di loro? Che rapporto c’è tra la carcassa di macchina e la loro storia di amicizia?
Lo premetto: io “Cambiare l’acqua ai fiori” – che tanto e bene ha fatto parlare di sé, vincendo anche il Prix Maison de la Presse nel 2018 – non l’ho letto, quindi mi sono avvicinata alla Perrin e al suo nuovo romanzo, “Tre”, senza alcun pregiudizio o aspettativa. Che in casi come questo può essere un bene.
Ho trovato il libro ben scritto, emotivamente toccante, a suo modo avvincente, anche se un po’ lungo. Nella parte centrale si ha come la sensazione che la storia arranchi, andando avanti davvero a piccolissimi passi. Personalmente credo che tagliare qualche decina di pagine avrebbe giovato all’architettura complessiva del racconto – in sintesi, non si sarebbe perso nulla di fondamentale, togliendo invece di continuare ad aggiungere.
Al di là di questo, “Tre” è un bel romanzo, multiforme, capace di giustapporre “passato” e presente in modo armonioso e ricchissimo di spunti di riflessione. È la storia di un’amicizia e della crescita di tre ragazzini in un paesino della Francia, dagli anni ’80 a oggi, ma anche quella della scoperta e dell’accettazione di sé, a tutti i livelli (emotivo, sessuale, psicologico). È una storia d’amore, una storia familiare, un giallo.
“Tre” è ricchissimo di emozioni, fa riflettere su molti elementi – ad esempio cosa significa crescere, come le amicizie d’infanzia ci condizionano nel processo, l’influenza del mondo esterno nelle nostre scelte di vita – e fa soffrire fisicamente insieme ai protagonisti. Ad esempio io ho trovato davvero toccanti le parti sulla scuola elementare, con Adrien vessato dal maestro, e poi più avanti, quelle in cui Nina vive una sorta di annullamento emotivo in seguito a un matrimonio sbagliato.
Il finale è profondo, a suo modo aperto ma lascia anche uno spiraglio di ottimismo per il futuro. Non è dato sapere cosa sia successo “dopo” ai tre protagonisti, ma ci piace pensare che, qualsiasi cosa, l’abbiano poi affrontata insieme. Nina in mezzo, Adrien ed Étienne ai lati.