Estate, il momento perfetto per farsi trasportare nel bucolico e idilliaco, almeno apparentemente, paesaggio del sud della Francia per il quarto romanzo – e il quarto caso – di Pierre Martin “Madame le commissaire e il quadro misterioso“, edito da BEAT.
Chi non sogna di andare in Provenza, tra ottimo cibo, vino locale, tranquillità? Isabelle Bonnet, ex capo della squadra antiterrorismo di Parigi e ora Madame le commissaire nel paesino di Fragolin, sta per godersi qualche giorno di vacanza, insieme all’eccentrico sottoposto, Jacobert Apollinaire Eustache.
Le cose, tuttavia, non vanno proprio come previsto. Maurice Balancourt, capo supremo di Isabelle a Parigi, la incarica di indagare – con discrezione, per carità – sulla morte sospetta del segretario di Stato Roland Roux, ritrovato con un cocktail letale di farmaci nel sangue. E il commissario, che si ostina a cercare di distrarsi, si ritrova anche testimone della scoperta di un disperato grido d’aiuto nascosto in un quadro di Henri Matisse fino a quel momento sconosciuto.
Il quadro in questione si dimostra un falso, ma questo non ferma Isabelle, che insieme al sous-brigadier Apollinaire si addentra nel labirintico mondo dell’arte, perdendosi fra loschi mercanti, piste false, rapimenti, splendide mete turistiche e locali a luci rosse. Insomma, non c’è proprio speranza di godere dell’agognato riposo…
“Madame le commissaire e il quadro misterioso” ha sostanzialmente confermato il pensiero che su Pierre Martin e sulla sua serie di gialli mi sono fatta in questi anni. L’ambientazione è il punto di forza, coinvolgente e accattivante, provinciale, certo, ma anche abbastanza variegata da non annoiare il lettore – perché diciamocelo, dopo un romanzo il solo paesino di Fragolin probabilmente avrebbe già dato fondo a buona parte del suo potenziale!
La componente giallo/investigativa è ben congegnata e ben sviluppata, una delle più interessanti fino a oggi. Le indagini portano commissaire e sous-brigadier a muoversi in diversi ambienti, anche grazie al doppio caso, e questo contribuisce alla vivacità e godibilità del romanzo. I personaggi che i due incontrano sono abbastanza sfaccettati per quanto talvolta un pochino stereotipati, e la soluzione non è scontata.
Quello che anche stavolta mi ha lasciato abbastanza interdetta è la protagonista, e nello specifico lo sviluppo della sua sfera personale. Isabelle è una donna moderna e indipendente, abituata a lavorare in situazioni rischiose e a imporsi sui colleghi maschi. In questo non c’è niente di male – anche se talvolta la caratterizzazione da Wonder Woman può risultare fastidiosa.
Ma allora perché la necessità di incasellarla a ogni costo in una situazione sentimentale di qualche tipo, che poi tra l’altro finisce per risultare alquanto bizzarra e piuttosto forzata? Non farò spoiler, ma personalmente avrei trovato molto più coerente con il personaggio se l’autore avesse avuto il coraggio di mantenerla davvero spirito libero!
Archiviati – con successo, ça va sans dire! – i due casi di giornata, i nostri eroi sono pronti a godersi l’agognato riposo. Aspettando la prossima chiamata da Parigi e il prossimo romanzo!