Un film di Nanni Moretti. Con Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Adriano Giannini, Elena Lietti, Nanni Moretti. Drammatico. Italia 2021
Tre piani, tre famiglie e la trama del quotidiano che logora la vita, disfa i legami, apre le ferite, consuma il dramma. Al piano terra di un immobile romano vivono Lucio e Sara, carriere avviate, spinning estremo e una figlia che parcheggiano dai vicini, Giovanna e Renato. Al secondo c’è Monica, che ha sposato Giorgio, sempre altrove, ha partorito Beatrice senza padre e ‘ha’ un corvo nero sul tavolo. All’ultimo dimorano da trent’anni Dora e Vittorio, giudici inflessibili che hanno cresciuto Andrea al banco degli imputati. Un incidente nella notte travolge un passante e schianta il muro dello stabile, rovesciando i destini e mischiando i piani.
Prima di rendervi partecipi dei miei pensieri e sensazioni davanti all’atteso film di Nanni Moretti “Tre piani”, presentato in concorso al Festival di Cannes 2021, vorrei spendere alcune parole.
Prima di tutto un avviso ai naviganti: la visione di “Tre piani” è caldamente sconsigliata a chi ha la sventura di vivere in un condominio problematico/difficile. Sarebbe quasi masochistico pagare un biglietto per vedere un versione edulcorata/morettiana di una gran rottura di balle reale.
Poi una premessa letteraria: il sottoscritto – ovviamente – non ha letto il pluripremiato romanzo omonimo di Eshkol Nevo. Da quello che ho trovato online, però, mi sembra di capire che il suddetto romanzo sia poetico, articolato, simbolico. Nella sceneggiatura non è confluito tutto, occhio.
E per concludere un consiglio, bonario, a Frémaux, che dopo questi primi giorni sento molto vicino. Non accetti più a scatola chiusa i film di Nanni Moretti! Perché sono convinto che se il delegato generale ne avesse visto anche solo qualche minuto… avrebbe considerato di lasciarlo all’amico Alberto Barbera per passata la Biennale di Venezia.
Passando al film, possiamo dire che “Tre piani” è il più lontano dalla filmografia morettiana. La scelta di adattare il testo di un altro si è rivelata un boomerang per il regista, che è sembrato a disagio nel dirigere questa storia non veramente sua.
“Tre piani” appare freddo, impostato, teatrale sotto ogni aspetto. L’intreccio narrativo è diviso in tre momenti, distribuiti nell’arco temporale di 10 anni. Tre momenti che cambieranno per sempre la vita di tre famiglie che vivono in questo condominio borghese.
La storia di basa in gran parte sul conflitto insanabile tra persone, stili di vita e modi di avvicinarsi agli altri e di rispondere alle avversità. Vita e morte, ragione e follia, vendetta e perdono sono solo alcuni degli alfa e degli omega che vediamo contrapporsi.
Il potenziale drammaturgico era davvero consistente, peccato che la messa in scena lo sprechi, e la recitazione lo banalizzi. Menzione speciale, paradossalmente, per il Nanni Moretti interprete e per Riccardo Scamarcio, che rende il suo personaggio meno macchietta di quanto sembrava sulla carta.
“Tre piani” è giocato su toni cupi e rassegnati, ma sul finale si apre inaspettatamente alla speranza. Ed è solo l’ultimo cortocircuito di un film sbagliato ma venduto e raccontato mediaticamente, anche attraverso i social, in modo perfetto. La comunicazione, quella sì, è da Palma d’oro.