di Carmine Vincelli
Un film di Craig Gillespie. Con Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Bojana Novakovic, Caitlin Carver. Biografico, 119’. USA, 2017
Tonya Harding (Robbie) non ha avuto un’infanzia facile e le cose non le sono andate meglio crescendo. Eppure, sebbene sofferente d’asma e forte fumatrice, da sempre e per sempre poco amata dai giudici di gara, che non la ritenevano all’altezza di un modello da proporre, la Harding è stata una grande pattinatrice, la seconda donna ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale e tuttora una delle pochissime ad averne avuto il coraggio.
Verità e ironia, farsa e dramma, nella vita come nel film, per raccontare un personaggio estremamente contraddittorio, la pattinatrice Tonya Harding, accusata a suo tempo di aver fatto aggredire una rivale.
Nel suo “Tonya”, presentato nella Selezione Ufficiale della Festa del cinema di Roma, Craig Gillespie elabora un percorso dinamico tra testimoni e personaggi, dove ogni attore è chiamato a interpretare una sorta di contro-figura di persone realmente esistite o esistenti.
La protagonista Tonya é interpreta dalla bellissima Margot Robbie che, a differenza di quanto visto con la spietata Harley Quinn di “Suicide Squad”, sfoggia qui tutta la sua femminilità in armoniosi passi di danza sui pattini.
La vita della sportiva è stata fortemente segnata dalla presenza del marito Jeff Gillooly (Stan), e soprattutto da quella della madre (una straordinaria Allison Janney).
Il film di Gillespie racconta in primo luogo la vita di una donna che – ancora oggi – subisce da chi le sta vicino violenze psicologiche e fisiche. Quello che si delinea è un circolo vizioso noto, dove la vittima non può fare a meno dei carnefici, e resta alla loro mercé, nonostante tutto.
Ma si tratta anche del racconto di una lotta fra generi, uomo contro donna, lotta che la Harding, almeno sul ghiaccio, vince a testa alta. E di una sorta di documentario, che non si propone di indicare una verità assoluta ma di raccontare una storia per immagini.
Sta a ogni spettatore, al termine di “Tonya”, trarre le proprie conclusioni.