di Samira Solimeno
A seguito dell’enorme successo di “The Handmaid’s Tale”, ispirata al romanzo distopico di Margaret Atwood “Il racconto dell’ancella”, la piattaforma di streaming Hulu ha rinnovato la serie televisiva per una seconda stagione (in onda dal 25 aprile al 18 luglio negli Stati Uniti), andando oltre il materiale originale.
Nel successo del format, gioca un ruolo non secondario la costumista Ann Crabtree, capace di creare look davvero iconici. La mantella rossa e il copricapo bianco indossati dalle ancelle sono diventati in pochissimo tempo un potente strumento espressivo, oltre che un popolare costume di Halloween.
Anna Crabtree ha dichiarato in un’intervista di aver realizzato tutti gli abiti partendo da una prospettiva maschile, che è quella che domina nella società patriarcale dell’immaginaria Gilead. Ma cosa dobbiamo aspettarci, per ciò che riguarda i look e i colori, nella seconda stagione?
Per evidenziare il fatto che le mogli dei comandanti, sterili, imitino la gravidanza delle ancelle la costumista ha creato per loro degli abiti, verdi, che mettono in evidenza l’addome e la vita, dando l’impressione di una rotondità che in realtà non esiste (questo si nota bene osservando il personaggio di Serena Waterford).
Le uniformi degli uomini di potere, invece, hanno nella seconda stagione una struttura più morbida, per sottolineare la vulnerabilità della classe militare, insidiata dalla corruzione.
Due sono le realtà inesplorate nella prima stagione che vengono approfondite nei nuovi episodi. Prima di tutto quella delle Economogli (econowives), ovvero le mogli dei lavoratori più umili, che rivestono il triplice ruolo di ancelle, mogli e Marta (domestica). Se nel libro della Atwood vengono descritte come donne dagli abiti a strisce rosse, blu, verdi, dozzinali e miseri“, nella serie a contraddistinguerle è il colore grigio.
La seconda, è quella delle colonie, il luogo malsano in cui vengono mandate a lavorare e a morire le Non donne, quelle donne che non sono utili alla società, come ad esempio lesbiche, le suore, le vedove, le femministe. Per i loro abiti, la Crabtree ha raccontato di essersi ispirata alle foto di migranti degli anni ‘30 di Edward Weston, al quadro “I mangiatori di patate” di Vincent Van Gogh e alla cultura Amish.