Il primo romanzo della serie crime-ironica di Chiara Moscardelli, “Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli“, edito da Giunti, si inserisce a pieno titolo nel filone delle signore in giallo 2.0, italianissime, per niente scontate, imperdibili.
La protagonista è anticonvenzionale, divertente anche nelle sue stravaganze (forse eccessive?). Una delle cose belle di Teresa Papavero è che davvero non riesci a inquadrarla del tutto, neppure alla fine del libro. Dai suoi commenti e pensieri si capisce che il fatto che gli altri la prendano per tonta non corrisponde a realtà, che lei c’è molto più che farci. Eppure…
C’è tanto di questa quarantenne che non sappiamo, tanto che abbiamo voglia di approfondire. Perché tra tanti misteri, il primo mistero è proprio lei, la protagonista. Che fine ha fatto la madre, tanto per cominciare? Com’è successo che da promettente profiler sia finita a lavorare in un sexy shop, prima, e a rintanarsi a Strangolagalli in cerca di una sua dimensione, poi?
E il padre – quel padre che ci viene presentato come troppo serio, troppo professionale, troppo austero e deluso dalla figlia? È davvero quello che Teresa ci racconta, oppure in lui c’è del buono?
I punti di domanda abbondano, alla fine di “Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli“, per questo il lettore non vede l’ora che Chiara Moscardelli torni in libreria con il secondo capitolo della serie. Perché la protagonista, i suoi compagni di avventura un po’ bislacchi, l’ambientazione e la storia stessa sono coinvolgenti, e non ne abbiamo davvero avuto abbastanza!