“Sette giorni”: una storia sentimentale che conta su fotografia e attori

Rolando Colla dirige Bruno Todeschini e Alessia Barela in un film poco originale ma credibile

Un film di Rolando Colla. Con Bruno Todeschini, Alessia Barela, Gianfelice Imparato, Aurora Quattrocchi, Marc Barbé. Drammatico, 96′. Italia, Svizzera 2016

Ivan, un botanico, attende su una piccola isola della Sicilia l’arrivo di Chiara, una costumista. Lui è il fratello di Richard, lei la migliore amica di Francesca e debbono organizzare il matrimonio dei due. I due sposi sono entrambi ex tossicodipendenti e quel luogo è molto importante per Richard. I problemi non sono pochi perché l’isola ha pochi abitanti e l’albergo e il faro (dove lo sposo vuole trascorrere la prima notte di nozze) non sono nelle migliori condizioni. Ivan e Chiara decidono di impegnarsi perché tutto riesca al meglio mentre tra loro sta nascendo un sentimento da cui è difficile sottrarsi.

 

Dopo aver partecipato al Festival del cinema di Taormina e a quello di Bolzano ed essere stato in competizione per il premio Corso Salani a Trieste, “Sette giorni”, del regista svizzero ma di origine italiana Rolando Colla, arriva in sala.

La storia è quella di una passione inaspettata e proibita che i due protagonisti si trovano a vivere su un’isola in soli sette giorni, per l’appunto.

Ivan (Todeschini) e Chiara (Barela) si incontrano su un’isoletta siciliana, Levanzo, per organizzare il matrimonio del fratello di lui, Richard (Barbè), con la migliore amica di lei, Francesca (Olsansky).

Una forte attrazione li travolge fin dal primo incontro ma, per ragioni diverse, entrambi tendono a ritrarsi: Ivan, ancora ferito dal fallimento del suo ultimo rapporto e Chiara, che ha una lunga relazione con Stefano (Imparato) non vuole mettere in pericolo 16 anni di rapporto.

Articolandosi come una storia sentimentale che si dimostra capace di rivelare le debolezze e le ipocrisie borghesi dei suoi protagonisti, “Sette giorni” ha come centro nevralgico Ivan, interpretato da uno straordinario Bruno Todeschini, il cui infantilismo e terrore verso un ritorno alla “normalità” e di disperazione nel non voler instaurare storie durature che possano deluderlo, viene messo in costante contrapposizione con le basiche certezze della vita dei paesani dell’isola.

Costruito in modo frammentario, con una narrazione episodica, il film ci lascia all’oscuro del passato dei protagonisti – per quanto questo abbia un fortissimo impatto sul loro presente -, e ritroviamo un insolito e apprezzatissimo bilanciamento tra il ruolo maschile e quello femminile.

Il regista Rolando Colla fa in modo che gli eventi si perdano e si dilatino nella suggestiva cornice di Levanzo, aiutandoci a calarci nella confusione delle esistenze dei protagonisti, mentre una natura isolata e dei personaggi secondari arrivati alla fine della vita ci costringono a una prospettiva diversa dalla realtà quotidiana.

Pellicola intensa e molto sentita, “Sette giorni” è un racconto sentimentale con un taglio autoriale che, nonostante la poca originalità del soggetto e dello script, riesce a formulare una narrazione scevra da qualsiasi tipo di topos e cliché, affidandosi ad una meravigliosa fotografia e a due protagonisti straordinariamente credibili.

 

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