Il 5 marzo 1922 nasce a Bologna Pier Paolo Pasolini (1922-1975), poeta, intellettuale, scrittore, regista e attore italiano, capace di graffiare la società dell’epoca attraverso i saggi – ricordiamo tra gli altri “Scritti corsari” (1975) e “Lettere lurerane” (1976) -, i romanzi – “Ragazzi di vita” (1955), “Una vita violenta” (1959), “Petrolio” (1992) – e i film.
Per ricordare questo personaggio scomodo, che ha fatto sempre parlare di sé e discutere, abbiamo raccolto una serie di sue citazioni e frasi, che hanno come oggeto la società, l’arte, il teatro.
Per essere poeti, bisogna avere molto tempo.
La droga viene a riempire un vuoto causato dal desiderio di morte e che è dunque un vuoto di cultura.
Bisogna essere molto forti per amare la solitudine.
Il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci.
Il successo non è niente. Il successo è l’altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo.
Nel teatro la parola è doppiamente glorificata: è scritta, come nelle pagine di Omero, ma è anche pronunciata, come avviene fra due persone al lavoro: non c’è niente di più bello.
La verità non sta in un solo sogno ma in molti sogni.
Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto.
Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato.
La morte non è nel non potere più comunicare, ma nel non potere più essere compresi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.
Non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con il calcio, per diventare un appassionato, un tifoso. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita. Io abitavo a Bologna. Soffrivo allora per questa squadra del cuore, soffro atrocemente anche adesso, sempre.
Non illuderti: la passione non ottiene mai perdono. Non ti perdono neanch’io, che vivo di passione.
Per amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura – in senso specifico o, meglio, classista – è un possesso: e niente necessita di una più accanita e matta energia che il desiderio di possesso.