In questa fine di febbraio/inizio di marzo mi è capitato di leggere due romanzi fantasy praticamente uno dopo l’altro – e un terzo, “Lirael”, mi aspetta sul comodino, ma questa è un’altra storia – e questo mi ha dato modo ancora una volta di ricordare cosa amo di questo genere, e soprattutto come possa essere declinato in modo adulto, maturo, assolutamente meritevole di essere letto da un pubblico trasversale.
“Raybearer“, esordio di Jordan Ifueko pubblicato da Fazi nella collana Lainya, è il primo volume di una dilogìa ambientata in un mondo ricco di tradizioni magiche, leggende e riti ancestrali, ma anche colmo di segreti pericolosi. Un libro davvero bello, scritto con un ritmo lento ma trascinante al tempo stesso.
Tarisai ha sempre desiderato il calore di una famiglia: è cresciuta in isolamento, nel selvaggio e lussureggiante regno di Swana. Sua madre, Lady, è una donna potente e temuta, che non le ha mai dimostrato affetto e che la spedisce nella Città di Oluwan, la capitale dell’impero arit.
Qui deve competere con altri bambini per entrare a far parte del Concilio del principe Dayo, l’erede al trono. Undici di loro verranno selezionati per essere consacrati attraverso il potere del Raggio, che li legherà a vita al futuro imperatore impegnandoli a proteggerlo.
Ma il destino di Tarisai è segnato da un crudele incantesimo di Lady, che vuole che la figlia uccida il principe, invece di amarlo e difenderlo. La ragazza è davvero obbligata a essere la pedina nei giochi politici di sua madre? In una capitale piena di intrighi e magia, dovrà decidere chi considerare davvero la sua famiglia e a chi, invece, voltare le spalle.
Jordan Ifueko si è ispirata alle terre dell’Africa occidentale per dare vita a questo suo universo unico, pervaso di magia e mistero. Le origini africane si percepiscono chiaramente, a partire dalla bella copertina del libro, ma l’impero arit è composto da Paesi molto diversi l’uno dall’altro, quindi c’è spazio per sorprendersi e vivere avventure variegate.
Quello che mi ha colpita, al di là della trama avvincente e dei personaggi ben caratterizzati, è lo stile del romanzo. “Raybearer” è un libro che sa prendersi il suo tempo per raccontare la sua storia, un libro che non ha fretta. Le vicende si svolgono con calma; c’è spazio per leggende del passato, flash back, riflessioni. Eppure, non ci si annoia mai, non si prova mai la sensazione di non star andando da nessuna parte. Perché la storia procede, e resta anche terribilmente impressa.
Alla fine si avverte la curiosità di scoprire cos’è successo dopo – il capitolo conclusivo della dìlogia, “Redemptor“, uscirà verosimilmente in italiano il prossimo anno – ma anche quel senso di pace e di completezza che solo le belle storie sanno trasmettere. Le immagini sono talmente vivide nella memoria che sembra di poterle toccare con mano. E allo stesso tempo, avrei voglia di leggere il romanzo dall’inizio, perché so che mi conquisterebbe una seconda volta.
Una notazione finale sul futuro della storia. Data la sua natura multiculturale e la sua ambientazione, era prevedibile che qualche major decidesse di “sfruttarla”, adattandola per il piccolo o per il grande schermo. La serie Netflix avvicinerà il grande pubblico a Tarisai e al suo universo bellissimo, ma personalmente, oltre alla curiosità, c’è anche una vena di timore per questo progetto. Gli sceneggiatori riusciranno a non toccare niente e a rendere quello che c’è come si deve? Lo scopriremo in futuro.