“Penolepe Poirot fa la cosa giusta”: due eroine sui generis, una villa in Toscana, un mistero

Becky Sharp crea per marcos y marcos una coppia di detective come non se ne vedono in giro, distinte, divertenti, irresistibili

SPUMEGGIANTE. IRONICO. MISTERIOSO

 

Lo ammetto: per leggere questo romanzo, inviatomi gentilmente dalla marcos y marcos quando ancora vivevo a Milano, io ho impiegato circa un anno.

La prima volta che ci ho provato, appena arrivatomi, non sono riuscita ad andare oltre tre/quattro pagine iniziali. A distanza di dodici mesi, quando ho ripreso in mano “Penelope Poirot fa la cosa giusta“, ci ho messo due giorni a finirlo.

Segno evidente che il problema non era nello stile o nella scrittura. Semplicemente c’è un libro per ogni periodo e stato d’animo, e viceversa: quello del romanzo di Becky Sharp, per me, doveva arrivare adesso.

Di gialli, thriller e varie formulazioni mediane dei due generi, oggi, sono piene le librerie. Serve qualcosa di speciale, un quid (che può essere una trama forte, un punto di vista particolare, un’ambientazione che colpisce), per far sì che un libro emerga, che si discosti dalla massa e resti impresso al lettore sommerso dalle proposte.

Quello che rende il libro della Sharp speciale, a suo modo unico, per come la vedo io, sono soprattutto le due protagoniste, che si alternano raccontando questa storia, prima una, poi l’altra, e quella sfumatura di velata ironia che non si capisce mai bene fin dove si spinga e che ci porta spesso a chiederci: “Ma Velma e Penelope ci sono o ci fanno?”.

Velma Hamilton e Penelope Poirot, sono due eroine e investigatrici come davvero non ne avete mai viste – o non di recente, quanto meno.

In un mondo di investigatori per lo più uomini, di caratteri tormentati, di anti-eroi con più vizi che virtù, queste due signore, distinte, con uno stile molto british – anche se Velma è in parte italiana -, sembrano delle mosche bianche, quasi una parodia.

Ma è proprio questo il bello: se all’inizio ci sembra tutto uno scherzo, impossibile che queste due pasticcione combinino qualcosa, mano a mano che le conosciamo, che andiamo avanti con la vicenda, i loro pregi e le loro capacità investigative, soprattutto della nipote del celebre Hercule Poirot, va detto, emergono.

E lo fanno sempre nel segno del divertimento, quasi della parodia.

Velma è una segretaria indolente ma anarchica, degna nipote del nonno che l’ha cresciuta. Non mostra servilismo nei confronti della padrona, e ogni suo “madam” sembra più una presa in giro che un segno di rispetto.

Ma è davvero così? Oppure Velma è davvero ossequiosa? Il lato divertente del libro della Sharp è che non lo si capisce mai fino in fondo.

Penelope, dal canto suo, sembra una donna inconcludente, una detective per caso, una che ama fregiarsi del “sangue che le scorre nelle vene” senza alcun merito apparente. Eppure, alla fine, qualche intuizione ce l’ha…

Ma quello che ci resta di lei, alla fine di questa avventura, quando il colpevole è stato più o meno assicurato alla giustizia, è l’immagine di una donna a forma di bombolone (o krapfen, che dir si voglia), che ama sfoggiare mise improbabili e parla con una voce di altri tempi. In una parola? Irresistibile!

 

SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. . CONSIGLIATO. IMPERDIBILE

 

→ È già il momento di tornare nel mondo luccicante e divertente di Becky Sharp. A breve la recensione del secondo romanzo della serie, “Penelope Poirot e il male inglese“.

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