Quello che amo sin dal primo dei libri di Becky Sharp, e che ho continuato ad amare anche in questo terzo – e ultimo? – capitolo, “Penelope Poirot e l’ora blu”, è la capacità dell’autrice di non prendersi sul serio, di mescolare sapientemente serietà e ironia, di giocare con il tono del racconto e con i personaggi, tanto da spingere chi legge a domandarsi, dall’inizio alla fine: Ma questi ci sono o ci fanno?
Becky Sharp ha saputo creare personaggi principali talmente improbabili, talmente contraddittori ed esilaranti – sì penso a lei, Miss Poirot, con i suoi illustri antenati e il sangue che le scorre nelle vene, e naturalmente anche alla taciturna ma tutt’altro che placida Velma Hamilton – che alla fine, quando in scena ci sono loro, tutto il resto passa in secondo piano.
Anche la storia, passa in secondo piano, anche il “caso” di giornata – stavolta la morte del marito di una celebre accademica prossima alla pensione, che inizialmente viene considerato suicidio – passa in secondo piano. E al lettore importa davvero poco o niente quanto sia credibile la trama, quanto il giallo sia credibile e avvincente.
Quello che importa è che Penelope e Velma non tradiscano, che continuino a comportarsi come si compete loro, a far ridere e sorridere con le loro pose, i loro battibecchi, le loro indagini strampalate.
E Penelope e Velma – ve lo anticipo, amici lettori – non tradiscono le aspettative neppure in questa terza avventura ambientata in un paesino tra Liguria e Toscana, tal Corterossa. Le nostre due eroine si confermano duo investigativo con pochi rivali, assimilabili a grandi interpreti del genere come Sherlock Holmes e il fido Watson.
Alla fine riescono a risolvere il mistero, mettendo a posto tutti i pezzi del puzzle. E naturalmente nel farlo incespicano, si ubriacano, frequentano castelli abbandonati e pittoresche trattorie. Tutto in perfetto stile Penelope Poirot, of course!
Battute a parte, Becky Sharp ha il merito di aver costruito due personaggi che il lettore non può non amare, di cui non può non leggere con piacere le avventure. Per questo potrebbero esserci altri due, cinque, dieci romanzi di questa serie: perché fin tanto che le eroine restano fedeli a se stesse il pubblico difficilmente potrà smetterle di amarle – e seguirle.