di Luca Pollara
Mi chiamo Stephen King. Sto lavorando alla prima stesura di queste pagine alla mia scrivania, quella sotto lo spiovente, una mattina nevosa di dicembre del 1997. Ho parecchi pensieri per la testa. Alcune sono preoccupazioni […], altre sono faccende piacevoli.
Potrebbe sembrare un panegirico del maestro dell’horror a stelle e strisce, ma non è così: “On Writing. Autobiografia di un mestiere” è la sintesi perfetta tra una biografia e un manuale di scrittura – scrittura creativa, ovviamente.
Se vi capita, scrittori dilettanti o professionisti, dopo l’ultima lettura o la stesura di un testo, di svegliarvi affaticati, con incubi e sensi di colpa per neppure voi sapete bene quale motivo, ecco che Stephen King potrà mostrarvi, forse, come colmare il vuoto.
Il principio portante è: non esiste l’ispirazione artistica, il momento magico in cui qualcosa prende forma servendosi del vostro corpo come di un misero mezzo. No. Cancellate questa ignobile illusione. I fondamentali sono tanto esercizio – scrivere, scrivere, scrivere -, e tanta lettura.
I consigli sullo sviluppo del talento letterario prendono il là dall’esperienza diretta dell’autore e si mescolano alla sua vita, a episodi divertenti e ad altri tragici. Una cornice umana che solo un grande autore poteva creare, dove vita e letteratura si incrociano e si scambiano. Nulla è tenuto fuori. Un gioco, quello della commistione tra reale e fantastico, che aveva provato già Petrarca nel Trecento, e che è oggi lo stigma dello scrittore o della scrittrice.
In esergo King pone due citazioni che sarà bene tenere a mente. Leggetele.
Il libro si divide in cinque sezioni e dopo le prime prefazioni – si, più di una -, siamo trasportati nella sua vita, dall’infanzia, tra aghi e dottori, ai primi racconti, fino all’incidente che rischiò di mettere a tacere per sempre la sua penna. Tutto si sviluppa in questo susseguirsi di episodi tratti dalla memoria e, forse, dall’arte di immaginare.
Se volete diventare scrittori, dovete leggere e scrivere un sacco. Che io sappia, non ci sono alternative o scorciatoie.
E in fondo, se non vi piace leggere, perché scrivete? Per chi scrivete?
È denso di elementi per appartenere a un genere letterario preciso, “On writing”, e tuttavia vi troverete tutto ciò che serve: da un brano dell’autore con relativa rielaborazione alla discussione degli elementi che compongono un testo letterario, dall’attenzione per la lingua a tante curiosità, come quella su Anthony Trollope, che ha introdotto le pillar box, le tradizionali cassette postali inglesi a forma di colonnina di colore rosso, e scritto decine e decine di libri.
Un titolo assolutamente da non perdere, che l’autore vi piaccia o meno; un titolo adatto anche ai semplici curiosi. E forse tra queste pagine potrete trovare una voce amichevole e acuta che vi sosterrà nell’approccio non solo alla scrittura, ma anche alla lettura.
Lo potete trovare in libreria nella nuova edizione Frassinelli, con introduzione di Loredana Lipperini.
Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo.
– Gianni Rodari