La nostra prima conferenza stampa di Cannes 2022 non poteva non essere quella di “Nostalgia” di Mario Martone, presentato in concorso e in uscita anche al cinema il 25 maggio.
Eravamo curiosi di ascoltare le parole del regista napoletano e del cast, guidato da Pierfrancesco Favino che interpreta il protagonista Felice, che dopo quarant’anni di assenza torna a casa, nel Rione Sanità di Napoli, su un film cosi particolare e intimo.
Un caloroso e sincero applauso ha accolto la delegazione in sala conferenza.
Il film è l’adattamento del romanzo omonimo di Ermanno Rea, morto nel 2016. Cosa l’ha spinta a realizzarne la versione cinematografica?
Martio Martone: Quando ho letto il romanzo mi ha suscitato un senso di mistero, che mi ha accompagnato poi sia nell’ideazione che nella realizzazione del film. Quello di Rea è un libro magico, che mi ha permesso di raccontare due labirinti: quello fisico del Rione Sanità e quello interiore del protagonista.
L’adattamento è fedele al romanzo oppure vi siete presi qualche licenza?
Ippolita De Majo, sceneggiatrice: Abbiamo adattato il romanzo rimanendo abbastanza fedeli alla drammaturgia. Il romanzo è pieno di digressioni, presenta un focus importante sull’aspetto sociale. In fase di scrittura abbiamo dovuto limare questo aspetto, ma poi, girando le scene, è uscito fuori comunque, utilizzando gli occhi del protagonista che rivisita i luoghi della sua adolescenza.
Come avete costruito i vostri personaggi e il legame che li unisce?
Pierfrancesco Favino: È raro avere la possibilità di interpretare un ruolo così ricco di sfumature come quello di Felice. Fin dalla prima lettura della sceneggiatura ho pensato che questo fosse un film sull’amore e sull’amicizia. È stato facile raccontare il legame tra Felice e Oreste, ma allo stesso tempo impegnativo condensarlo in una sola scena, seppure lunga di 10 minuti.
Tommaso Ragno: Con Mario abbiamo parlato molto di questo ruolo. Non sapevo da dove cominciare. Sono partito dall’idea di un personaggio di una tragedia greca e dopo ho lavorato sull’istinto. È stato emozionante lavorare con Pierfrancesco.
“Nostalgia” è un film multi-tematico – amicizia, nostalgia, amore, camorra. Direbbe che c’è una qualche gerarchia nei temi?
Mario Martone: Fin dalla prima lettura del romanzo mi ha attratto la possibilità di mettere in scena differenti archetipi di genere come il thriller, l’western. Volevo parlare di un Sud universale e non solo dell’Italia. delitto, Dio, amicizia, un amore sospeso per 40 anni.
La scelta di girare con un linguaggio neo-realista da dove nasce?
Mario Martone: Più che una scelta è stata un’evoluzione spontanea del progetto. Durante la selezione delle comparse ho capito che stavo sbagliando qualcosa: la telecamera doveva scendere in strada, immortalare la realtà. E così abbiamo fatto, scegliendo i personaggi uno per uno.
Come definirebbe il suo film?
Mario Martone: “Nostalgia” non è un film su Napoli, ma sul Rione Sanità, un’enclave in cui non si vede mai il mare.
È stata una bella conferenza stampa, sentita, partecipata. In fondo la “Nostalgia” produce di questi effetti.