È tempo di premi per il cinema italiano. Ieri sono state annunciate le nomination per i Nastri d’Argento, giunti alla 70esima edizione, che saranno assegnati il 2 luglio nell’incantevole scenario del Teatro Antico di Taormina.
Nati nel 1946, i Nastri sono il terzo premio cinematografico più longevo di sempre – preceduti solo dagli Oscar (1929) e dai David di Donatello (1932) –, a lungo considerati i veri Oscar di casa nostra.
In occasione delle nomination 2016, è stato proiettato in anteprima il documentario di Antonello Sarno “Nastri 70 – Argento Vivo”, che racconta la genesi del premio e come esso abbia accompagnato i cambiamenti della società italiana.
Tanti attori, attrici e produttori che hanno fatto la storia del nostro cinema (da Alberto Sordi a Federico Fellini, da Vittorio Gassman a Vittorio De Sica) hanno ricevuto negli anni il riconoscimento. Una chicca poco nota: proprio ai Nastri si deve l’instaurarsi della consuetudine del ricevimento dei vincitori da parte del Presidente della Repubblica – il primo ad aprire le porte del Quirinale fu Gronchi.
Qualche breve considerazione a margine delle nomination.
Partiamo dai numeri. Sette cinquine finaliste – per un totale quindi di 35 film – si contenderanno i premi. I film considerati per la selezione, usciti tra il 1 giugno 2015 e il 22 maggio 2016, erano 119 – di questi 48 le opere prime, 42 le commedie.
I giurati dei Nastri d’Argento hanno voluto omaggiare il regista Gabriele Caligari, scomparso di recente, per il mancato David: il suo “Non essere cattivo” (qui la recensione) è stato votato migliore film dell’anno, e il produttore della pellicola, Valerio Mastandrea, ha ritirato ieri il premio – insieme a un secondo, speciale, per conto di Claudio Giovannesi, regista e produttore di “Fiore” (qui la recensione), accolto da un grande consenso al Festival di Cannes.
Nastro d’Oro a Stefania Sandrelli, che si unisce alla compagnia dei vincitori d’eccezione – Sophia Loren, Michelangelo Antonioni, Alberto Sordi, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.
Passando alle nomination vere e proprie, spiccano le dieci portate a casa dalla “Pazza gioia” di Paolo Virzì (qui la recensione), le nove di “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti (qui la recensione), le sette di “Suburra” di Stefano Sollima (qui la recensione).
Nella categoria miglior commedia anche umorismo “commerciale” con “Quo vado?” di Checco Zalone (qui la recensione) e “Natale con il Boss” di Volfango De Biasi. Sarà la volta buona per lo sdoganamento del genere, da sempre guardato con sospetto quando si tratta di assegnazione di premi?
Come miglior regia personalmente trovo sorprendente – e non del tutto meritata – la nomination a Roberto Andò per il deludente “Le confessioni” e Claudio Cupellini per l’indigeribile “Alaska” (qui la recensione).
Non dovrebbero esserci sorprese per gli autori di “Perfetti sconosciuti” nella categoria Miglior sceneggiatura, ma attenzione all’outsider “Dobbiamo Parlare” di Rubini-Cavalluzzi e De Silva. È corsa a tre, invece, tra Belardi della Lotus (La pazza gioia, Perfetti sconosciuti), Mainetti (Lo chiamavano Jeeg Robot) e Valsecchi (Quo vado? Chiamatemi Francesco, Non essere cattivo) per la palma di miglior produttore.
Come miglior attore Stefano Accorsi (Veloce come il vento, qui la recensione) dovrebbe bruciare gli altri candidati, ma attenzione a Pier Francesco Favino (Suburra). Nella categoria attrici, sfida tra coprotagoniste tra Micaela Ramazotti e Valeria Bruni Tedeschi della “Pazza gioia”, ma non sottovaluterei Monica Guerritore per “La bella gente”. Per i non protagonisti c’è incertezza – trionferà l’esperienza o la gioventù?
Insomma, non ci resta che aspettare il 2 luglio per sapere come si schiererà la giuria e capire se ci saranno sorprese oppure no.