Manca poco più di un mese all’apertura della Mostra del cinema di Venezia, la numero 79, che si terrà dal 31 agosto al 10 settembre. Con la presentazione ufficiale del programma, però, si comincia già a entrare in atmosfera.
Ad aprire la kermesse, il 31 agosto, sarà “White noise” di Noah Baumbach, con Adam Driver e Greta Gerwig, il racconto al tempo stesso esilarante e terrificante, lirico e assurdo, ordinario e apocalittico della quotidianità di una famiglia americana di oggi, alle prese con i conflitti mondani, i misteri universali dell’amore e della morte, e la possibilità della felicità in un mondo incerto.
Chiusura affidata invece a “The Hanging Sun – Sole di mezzanotte” di Francesco Carrozzini, tratto dal romanzo omonimo di Jo Nesbø uscito in Italia nel 2017. Un thriller/noir con Alessandro Borghi, Jessica Brown Findlay, Sam Spruell, ambientato tra le atmosfere rarefatte dell’estate norvegese, dove il sole non tramonta mai.
A contendersi il Leone d’oro nel Concorso internazionale saranno in 23. Tanti i titoli interessati, da “Blonde” di Andrew Dominik, ritratto provocatorio di Marilyn Monroe (Ana De Armas) a “The Whale” di Darren Aronofsky, girato tutto in una stanza; da “The Banshees of Inisherin” di Martin McDonagh, con Colin Farrell e Brendan Gleeson, a “Tár” di Todd Field, con Cate Blanchett che interpreta la prima donna divenuta direttrice di una grande orchestra tedesca.
E nella selezione ufficiale c’è anche tanta Italia, con ben 5 film in lizza. “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio, con Luigi Lo Cascio, Elio Germano e Sara Serraiocco, si ispira alla storia vera di Aldo Braibanti, uno scrittore italiano che nel 1968 è stato accusato e poi condannato per plagio. In realtà l’uomo non aveva commesso il reato in questione, ma l’imputazione serviva a coprire la vera accusa, quella di omosessualità.
“Bones and all” di Luca Guadagnino, viaggio on the road di due giovani, Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet), alla continua ricerca di identità, bellezza e di un proprio posto in un mondo pieno di pericoli e che non riesce a tollerare la loro natura, porta nuovamente sul Lido uno dei giovani divi del momento.
“Chiara” di Susanna Nicchiarelli, con Margherita Mazzucco, racconta la storia di una ragazza, divenuta poi santa, e del suo sogno di libertà nell’Italia del 1200. “Monica” di Andrea Pallaoro esplora i temi universali dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono attraverso la storia di una donna, la Monica del titolo, che dopo vent’anni torna nella sua casa natale, in Midwest, per badare e accudire la madre gravemente malata.
E per finire “L’immensità” di Emanuele Crialese con Penelope Cruz, ambientato nella Roma degli anni ’70, in un mondo sospeso tra quartieri in costruzione e varietà ancora in bianco e nero, conquiste sociali e modelli di famiglia ormai superati. Clara e Felice si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento. Il loro matrimonio è finito: non si amano più, ma non riescono a lasciarsi. A tenerli uniti, soltanto i figli su cui Clara riversa tutto il suo desiderio di libertà.
Tra le tante pellicole che verranno presentate nelle diverse sezioni, non ce ne sono di russe (eccetto il film postumo di Kim Ki-Douk, che batte bandiera russa). “Sono stati pochissimi i film russi presentati quest’anno – commentano dai vertici della Mostra -; uno ci era piaciuto, ma non abbiamo potuto prenderlo perché era finanziato dal governo di Putin”. Una scelta che, comunque, ci sembrava doveroso sottolineare.
La Mostra del cinema di Venezia, che nel 2022 festeggia i suoi primi 90 anni, si conferma “finestra sul mondo”, capace di proporre uno spaccato di quello che succede nel cinema di tutto il mondo. E quest’anno, al netto di glamour e red carpet e titoli molto attesi a livello internazionale, sembra soffiare sul Lido un’aria alquanto cupa, con una predominanza assoluta di drammi e l’assenza quasi totale di commedie.