“Mister Link”: una grande storia d’amicizia in stop-motion

Il film d'animazione di Chris Butler è una favola avventurosa, che affronta tematiche delicate

Un film di Chris Butler. Con Zoe Saldana, Hugh Jackman, Timothy Olyphant, Emma Thompson, Zach Galifianakis. Animazione, 94′. USA 2019

Forse più conosciuto con il nome di bigfoot, lo sasquatch protagonista scrive all’umano sir Lionel Frost e decide di rivelarglisi apertamente in moda da chiedergli aiuto per mettersi in contatto con gli yeti che vivono sull’Himalaya, suoi parenti. Passata la sorpresa iniziale di trovarsi di fronte a una bestia considerata immaginaria prima di quel momento, sir Lionel acconsente ad aiutare lo sasquatch – che lui inizia a chiamare Link – ma la strana coppia così costituita non sa ancora che, alle loro spalle, lord Piggot-Dunceby, il rivale di Frost, ha messo un cacciatore di taglie alle loro calcagna…

 

Vincitore del Golden Globe come miglior film di animazione e candidato all’Oscar 2020 nella stessa categoria, “Mister Link” è una favola avventurosa e divertente piena di buoni sentimenti, che con leggerezza affronta temi caldi della nostra contemporaneità.

Lo sceneggiatore e regista Chris Butler, come aveva già fatto con il suo precedente lungometraggio “ParaNorman” del 2012 – sempre prodotto dalla Laika e realizzato in stop-motion –, propone la storia di due personaggi, tra loro assai diversi ma ugualmente “sopra le righe” rispetto alla realtà che li circonda, ovvero l’Inghilterra vittoriana, un periodo di grandi avventure e memorabili scoperte.

Sir Lionel Frost è un audace ma sfortunato esploratore, un uomo raffinato che si considera il più grande investigatore al mondo di creature mitologiche e mostri. Il club londinese di cui vorrebbe far parte rifiuta tuttavia di accettarlo, vedendo in lui la minaccia dell’evoluzionismo e di quella modernità che Frost incarna, inseguendo strane creature come il Sasquatch, considerato l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia.

È così che Frost sfida i soci anziani del club, imbarcandosi in un’impresa che lo porta dall’altra parte del mondo insieme a uno strano bigfoot che battezzerà Mister Link (Missing link nel titolo originale, ovvero l’anello mancante), alla ricerca dei lontani parenti di quest’ultimo, gli yeti, nella favolosa valle di Shangri-La.

Al simpatico duo si unisce anche Adelina, vecchia fiamma di Frost, in possesso di una mappa che indica loro la destinazione segreta. Il viaggio sarà costellato di insidie per via dei malfattori assoldati dal presidente del club, che vuole impedirgli di portare a termine la loro missione.

La sceneggiatura di “Mister Link” è fin troppo prevedibile, tuttavia a tener alta l’attenzione dello spettatore ci pensano da una parte la tecnica utilizzata per realizzare il film, dall’altra il grande umorismo che rende alcuni dialoghi memorabili, giocando soprattutto sull’interpretazione eccessivamente letterale che Mister Link – che poi sceglierà di chiamarsi Susan, con un’evidente ammiccamento al tema dell’identità di genere  – assegna alle frasi di Frost.

Al di là della storia nel complesso divertente, piena d’azione e d’avventura, il film affronta tematiche di grande attualità, ponendo l’attenzione in particolar modo sull’ansia di farsi accettare che tanto Frost quanto Susan hanno verso quelli che credono esser loro simili. Come ha scritto Butler nelle note di regia: “Scoprire il nostro posto nel mondo non riguarda un luogo, ma delle persone”.

“Mister Link” racconta, con leggerezza, una grande storia di amicizia tra due “diversi” che riusciranno a fare della propria particolarità il loro punto di forza, andando a scardinare la pervicace ostilità verso ciò che è altro rispetto ai canoni di normalità che ci autoimponiamo.

 

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