“Maria per Roma”: un road movie con del potenziale ma privo di profondità

Esordio alla regia per Karen Di Porto, che qui ricopre anche il ruolo della protagonista

Un film di Karen Di Porto. Con Karen Di Porto, Andrea Planamente, Bruno Pavoncello, Mia Benedetta, Daniela Virgilio. Drammatico, 93’. Italia, 2016

 

Quanto sei bella Roma, quanto sei bella Roma a prima sera” cantava Lando Fiorini. “Roma ladrona”, urlava Umberto Bossi ai comizi di fine anni ‘80, quando la Lega Nord emergeva come il nuovo che avanza. “Roma, Mafia Capitale” si legge da mesi sui quotidiani. “Roma città eterna” ci insegna la storia.

Su Roma si è detto – e scritto – nel corso del tempo tutto e il contrario di tutto, e ciò nonostante è una città che entra nel cuore, che conquista. Sottoscritto, da sempre insofferente all’aria romana, a parte, la maggioranza delle persone prova per Roma sentimenti contrastanti, amore e odio.

Paolo Sorrentino si è aggiudicato un Oscar mostrando “La grande bellezza” fatta di luci e ombre della città eterna, al punto che quello di Jep Gambardella è ormai diventato uno stile da imitare.

Il direttore artistico della Festa del cinema di Roma Antonio Monda, sperando di bissare il successo dello scorso anno di “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti, ha affidato ai suoi collaboratori la mission impossible di trovare una nuova pellicola rivelazione.

Il team della Festa credeva forse di aver completato con successo il compito, inserendo nella selezione ufficiale “Maria per Roma” di Karen Di Porto. Purtroppo la scelta si è invece rivelata poco felice, e la regista esordiente ha dovuto fare i conti con un carico di aspettative difficile da gestire anche per personaggi più scafati.

In scena la giornata tipo di Maria (Di Porto), donna confusa ma al contempo dinamica, che sogna di fare l’attrice e intanto lavora come keyholder per un’agenzia immobiliare. Come ha dichiarata la stessa regista in conferenza stampa, il film è in parte autobiografico.

Lo spettatore si perde nella frammentazione del quotidiano romano, un quotidiano che ruota intorno a quella che sembra essere l’unica fonte di sostentamento cittadino, il turismo. Vediamo così la protagonista destreggiarsi tra prove in teatro e litigi con la madre, check-in di turisti e provini, in una frenesia che sfocia in situazioni comiche ma estenuanti.

Il problema della pellicola è la mancanza di profondità e incisività drammaturgiche, quelle che ci aspetteremmo da una storia vera. Tutto si svolge senza colpi di scena, né comici né drammatici.

Molti critici si sono divertiti a sparare sulla Croce Rossa, commentando negativamente “Maria per Roma”, ma personalmente voglio dissociarmi dai loro attacchi. Il film di Karen Di Porto è sì un’opera prima povera, scontata e priva di pathos, ma ha una sua sincerità umana e stilistica che le donano un’anima e in definitiva la rendono dignitosa.

Antonio Monda, leggendo i commenti in rete, potrebbe rimpiangere di aver inserito la pellicola nella Selezione ufficiale della Festa, ma dare una chance ai giovani talenti, anche a quelli ancora grezzi, è sempre una scelta apprezzabile. E Roma, sul grande schermo, risulta sempre bene, anche quando il film non è di spessore eccelso.

 

Il biglietto da acquistare per “Maria per Roma” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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