L’arrivo del nuovo anno non è solo il momento in cui si stilano liste più o meno credibili e sentite di buoni propositi per i mesi a venire, ma anche quello in cui si fanno bilanci su quanto ci siamo lasciati alle spalle. L’Istat ha da poco diffuso il report relativo a italiani e cultura nel 2015 e manco a dirlo, la fotografia che gli analisti ci rimandano è tutt’altro che positiva.
Non vorrei dilungarmi troppo sui numeri nudi e crudi – su Repubblica, gli appassionati delle cifre potranno divertirsi – quanto fare qualche piccola considerazione, partendo dai dati.
In Italia una persona su cinque non svolge alcuna attività culturale, anche se semplice e occasionale nell’arco di dodici mesi. Detto in altri termini, nell’ultimo anno una persona su cinque non ha letto né un libro né un giornale, non ha visitato un museo, una mostra, un sito archeologico, non è andata a teatro, al cinema, a un concerto né a uno spettacolo sportivo e nemmeno a ballare.
Per quanto riguarda la lettura vi farà piacere sapere – o forse no, chissà – che si è registrato un piccolissimo miglioramento rispetto al 2014. Certo, sei italiani su dieci non hanno comunque letto nemmeno un libro in dodici mesi. Quello che il report Istat mette in evidenza, e non è una considerazione troppo difficile da fare, è che l’amore per la lettura solitamente è un amore più generale per la cultura. Insomma, chi ama leggere è molto spesso anche chi va alle mostre, al cinema, a teatro, e di contro, chi ha interessi nell’ambito culturale tende a leggere di più.
Almeno un libro all’anno – è questo lo spartiacque. Possiamo girarci intorno quanto vogliamo, i lettori forti restano una piccola minoranza nel nostro paese (cito un altro dato, promesso, uno degli ultimi: tra chi si dedica alla lettura, il 45,5% legge al massimo 3 libri l’anno).
Numeri alla mano, le donne leggono più degli uomini e la fascia d’età in cui la lettura è più diffusa è quella dei giovani tra i 15 e i 17 anni. La scuola obbliga a leggere, certo, ma nella cosiddetta “educazione alla lettura” la famiglia si conferma di primaria importanza: i figli di lettori tendono infatti a diventare lettori loro stessi. Notazione curiosa, se il lettore forte vi fa subito pensare a topi di biblioteca e persone perennemente chiuse tra quattro mura, con occhiali e un po’ di pancetta, in realtà la lettura è più diffusa tra le persone che praticano sport.
Un accenno al digitale, prima di salutarci. Nel 2015 le vendite di eBook sono salite, ma la profezia, un po’ catastrofica un po’ sognante, secondo cui il nuovo avrebbe dovuto finire per sostituire il tradizionale non sembra prossima ad avverarsi: a scaricare più eBook è infatti chi ha anche una nutrita biblioteca di libri di carta. Da un lato questo è scoraggiante, perché se a leggere in digitale sono ancora una volta i lettori forti (o comunque i lettori abituali) il ruolo di diffusione della cultura che potevano avere gli eBook va a farsi benedire; dall’altro, però, il fatto che si registri anche un ampliamento dell’accesso e dell’utilizzo di internet fa ben sperare. Grazie al digitale anche chi non ama particolarmente i libri di carta e le biblioteche può imbattersi in un romanzo, appassionarsi, decidere di leggerlo. Ed è già qualcosa.