Un film di Paolo Virzì. Con Helen Mirren, Donald Sutherland, Kirsty Mitchell, Robert Walker Branchaud, Joshua Mikel. Drammatico, 112′. Italia, Francia, 2017
Data di uscita italiana: 25 gennaio 2018
Liberamente ispirato al romanzo “In viaggio contromano” di Michael Zadoorian
L’istituzione del matrimonio è in crisi. Oggi infatti i giovani non si sposano più, preferendo la convivenza.
In realtà sposarsi in sé per sé è molto semplice; il difficile per una coppia arriva dal giorno dopo la cerimonia, quando i parenti e gli amici se ne tornano a casa loro e si è chiamati a costruire una vita insieme, rinunciando a un po’ del proprio egoismo per far sì che il rapporto funzioni.
Paolo Virzì è evidentemente ancora innamorato di sua moglie (Micaela Ramazzotti, ndr) e nonostante non sia più un ragazzino conserva un animo romantico, credendo alle promesse pronunciate quel giorno: nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, ecc., ecc.
Il regista toscano decide, nel suo primo film americano e in lingua inglese, di mostrare al mondo il suo manifesto dell’amore e della vita coniugale.
Se volessi vestire i panni del colto critico cinematografico, dovrei scrivere che “The Leisure Seeker” non è altro che la risposta nostrana – con le debite differenze – all’osannato “Amour” di Michael Haneke, miglior film straniero agli Oscar del 2012.
Se invece volessi cedere alla pignoleria, potrei dire che il film è una magistrale, intensa, tenera lectio magistralis sull’arte della recitazione che Donald Sutherland ed Helen Mirren hanno voluto donare a tutti gli amanti del cinema di oggi, e a quelli che verranno.
Ella (Mirren) e John (Sutherland) hanno commosso e conquistato Venezia 74 e penso che nei prossimi mesi scuoteranno anche i giurati dell’Academy.
Una coppia di vecchi coniugi, ancora innamorati e gelosi l’uno dell’altro come il primo giorno, scoprendosi malati decidono di partire per l’ultimo viaggio con il loro camper, the leisure seeker.
Ella vuole mantenere una promessa fatta anni prima al marito, visitare la casa di Hemingway di cui lui è un grande appassionato.
Ha inizio un on the road che è solo l’espediente drammaturgico, debole, per permettere allo spettatore di fare un altro viaggio, nella vita di John ed Ella, raccontata dai due attraverso strepitosi dialoghi, in cui ironia, malinconica, gelosia e tenerezza si mescolano in modo perfetto e magico.
Paolo Virzì, da vecchia volpe della macchina da presa, compie la scelta più difficile: si fa piccolo, piccolo, lasciando ai suoi due attori protagonisti il compito di dettare i tempi e i toni della storia.
Il regista è bravo a coordinare questa “autogestione artistica”, e dà vita a un gioiellino, dal sapore televisivo, ma bello.
Il finale, tragico quanto poetico, porta il commosso spettatore ad augurarsi di avere una vita di coppia come quella di John ed Ella. Insieme, fino alla fine.