Per chi ama i libri e la lettura sono una sorta di Terra di Mezzo, luoghi nei quali perdersi e dove scoprire, ogni volta, qualcosa di nuovo. Frequentate soprattutto dagli studenti in vista degli esami e dagli specialisti che svolgono ricerche, si stanno tenendo al passo coi tempi aprendo al digitale, al cinema, ai servizi. Stiamo parlando delle biblioteche.
Avete mai pensato che lavorare tra gli scaffali sarebbe perfetto per voi? Non è detto, però, che abbiate in vostro possesso tutti gli elementi per prendere una decisione ponderata. Ecco allora che apriamo questa sorta di mini-rubrica dedicata al mondo delle biblioteche, dando la parola a qualcuno che di biblioteche e bibliotecari se ne intende, la nostra Federica Zanoni.
Non potevamo non partire dall’inizio: cioè dal modo in cui, nel nostro paese, si può diventare bibliotecari. Buon viaggio tra libri e registrazioni.
di Federica Zanoni (Kikka)
Che dire, il passato è passato (fortunatamente): oggi le cose sono cambiate, e anche le biblioteche. Si è diffusa l’idea, confermata dalla realtà, che i luoghi non possono funzionare correttamente senza un’adeguata formazione del personale.
Io mi definisco “bibliotecaria per scelta”. Ho completato un percorso universitario in ambito umanistico che mi ha indirizzata – e un ruolo non da poco lo ha giocato anche la professoressa che mi ha seguita durante la tesi di laurea.
Ho iniziato a lavorare alla fine degli anni ’90, quando dire di essere una bibliotecaria significava dover rispondere a domande del tipo: “Sì, ok, ma di lavoro cosa fai?”, “Ah perché per stare in biblioteca bisogna studiare?”, oppure anche: “Ma cosa fai in biblioteca tutto il giorno? Leggi?”. Capite che spesso dare risposte ponderate si rivelava una vera impresa.
Oggi per diventare bibliotecario è preferibile avere una formazione in ambito umanistico. Le classi di laurea triennale più adatte sono Scienze dei Beni culturali e Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali. Dopo aver conseguito la laurea di primo livello, la laurea specialistica consigliata è quella in Archivistica e Biblioteconomia.
Alla professione si può accedere attraverso un concorso pubblico, oppure mediante l’assunzione presso una cooperativa che gestisce il servizio per gli enti pubblici.
La conoscenza è il cuore pulsante della biblioteca, quindi chi lavora tra gli scaffali deve avere una formazione specifica, per poter rispondere al meglio alle richieste dei lettori. Ma il bibliotecario, per svolgere bene il suo compito, deve anche possedere una “cultura del servizio”, essere consapevole, cioè, delle finalità del luogo dove si trova a lavorare. La biblioteca non è solo un centro che irradia di cultura, ma anche un luogo d’incontro, di interazione e di scambio.
Un altro importante requisito richiesto al bibliotecario è la capacità di comunicare con interlocutori differenti: con il cittadino-utente, con l’ente che finanzia la biblioteca, con gli altri centri per “fare rete”, per realizzare e mantenere un sistema di servizi, con i membri del personale per organizzare il lavoro e valorizzare le competenze di ciascuno.
Il cambiamento è uno dei temi di più stretta attualità e rilevanza della nostra professione: le informazioni un tempo reperibili negli archivi, negli uffici, nelle università oggi sono disponibili in rete. Le biblioteche non sono più soltanto il regno dei libri, ma conservano anche film, registrazioni sonore e audiovisive e una varietà di altri formati che il bibliotecario è chiamato a conoscere e maneggiare con competenza.