Da lettrice ho da sempre l’idea che raccontare sentimenti e situazioni positive sia relativamente più semplice che narrare il brutto, il disagio, la problematicità. Per questo, quando un romanzo riesce a trasmettere sensazioni come l’inquietudine e la malattia – della mente, soprattutto – a mio avviso non si può non definirlo un romanzo riuscito.
Quello di Giusy di Dio è un romanzo breve, quasi un racconto. Ma quanto materiale e quanta forza, in queste pagine. Tutto inizia come in una storia contemporanea: un uomo viene lasciato dalla moglie e cade in una spirale depressiva. Le cose precipitano, quando Andrea (il marito) scopre che Silvia (la moglie) aspetta un bambino. Da un altro uomo. Perché lui non è stato capace di darle quel figlio che lei tanto desiderava, e anche questo – stando alle parole di lui – ha portato alla rottura.
Inizialmente la storia sembra una storia “normale”. Poi fa la sua comparsa il personaggio – criptico, inquietante, rivoltante, per certi versi – di Lola, e tutto precipita. Lola è l’ossessione di Andrea, un cancro che lo corrode, ma di cui, al contempo, non riesce a fare a meno. Lola denigra il suo lavoro, lo spinge all’estremo. Lola compara e scompare. Non ha passato, non ha famiglia.
Il bello di questo libro, secondo me, è che nonostante la trama possa apparire lineare – almeno leggendo la sinossi – riesce sempre a sorprenderti. È sorprendente per il lettore fare la conoscenza di Lola e assistere allo sviluppo della sua storia con Andrea, vedere l’uomo che si inabissa, che taglia fuori il mondo e si perde in se stesso. È ancora più sorprendente lo spaccato finale, quando tutto viene alla luce e i nodi narrativi si sciolgono.
Non voglio anticipare niente, per non rovinarvi la lettura. Quello che mi sento di dire è che, nell’Amore liquido niente è come sembra. O quanto meno, la prima interpretazione non necessariamente è quella corretta.
Lo stile dell’autrice è potente, capace di trasmettere questa serie di emozioni avvolgenti e negative con maestria. Non è semplice essere incisivi, soprattutto raccontando le cose dal punto di vista di un personaggio di sesso diverso dal nostro. Invece l’Andrea di Giusy di Dio è credibile, sofferente, contorto quanto basta. Confesso che durante la lettura sono stata presa da un vero e proprio senso di claustrofobia, e non è una cosa così semplice da simulare.
È un libro importante, questo, una lettura che non può essere affrontata a cuor leggero, secondo me. Un linguaggio schietto e senza mezzi termini, per una storia drammatica dei giorni nostri. Con un finale sconcertante e tanto simbolismo. Sorprendente. Per molti versi.
L’AUTRICE | Giusy di Dio è nata a Vittoria, in Sicilia, nel 1976. Vive a Trento, dove esercita la professione di dottore commercialista. “L’amore liquido,” il suo romanzo d’esordio, prende vita tra i boschi del Monte Bondone.