Dopo il successo dello scorso anno di “L’apprendista geniale“, Anna Dalton torna in libreria per Garzanti con il secondo capitolo delle avventure veneziane e giornalistiche di Andrea, protagonista de “La ragazza con le parole in tasca“.
Il secondo anno al Longjoy College sta per iniziare e Andrea non riesce ancora a credere di aver avuto una simile opportunità. Ma le cose per lei saranno, se possibile, ancora più dure, perché lei è lì solo grazie a una borsa di studio che deve mantenere a tutti i costi, perché è impacciata e introversa, perché è cresciuta con i libri come unici compagni.
Ma ora non è più sola, ci sono i suoi amici: la cinica Marilyn, il dolce Andre, l’irrefrenabile Uno e, soprattutto, il misterioso Joker, che l’ha conquistata al primo sguardo. Ma non sempre è sufficiente. Andrea è pronta ad affrontare la competizione, per mantenere la promessa fatta alla madre, diventare una giornalista come lei.
Non importa se Zen, il nuovo studente, è così simile a lei e così affascinante da farle perdere per un attimo la rotta che la porta a Joker. Non importa se la scuola vuole imporle scelte che non condivide. Lei ha un obiettivo chiaro in mente e un’arma infallibile per raggiungerlo: le parole.
Il primo romanzo della serie mi aveva convinto a pieno, con la sua bella ambientazione (in senso ampio Venezia, in senso più ristretto il college per giornalisti sull’Isola dei Santi), la trama non scontata e i personaggi ben caratterizzati. Ero quindi molto curiosa di leggere “La ragazza con le parole in tasca“.
Be’ diciamo che l’impressione positiva generale è confermata, ma questa volta ci sono alcune scelte narrative della Dalton – tre, nello specifico – che mi hanno lasciata un po’ perplessa.
Iniziamo da Andrea. Secondo voi è plausibile che un’aspirante giornalista di 19 anni, nel 2019, non abbia praticamente nessuna dimestichezza con i computer? Che non abbia un portatile suo e continui imperterrita a preferire carta e penna? Ve lo dico io, da insider del settore: no, non è possibile.
Il giornalismo è un mestiere in costante evoluzione, che sempre meno ha a che vedere con i meri giornali cartacei. Anche colossi cel calibro del New York Times hanno capito l’andazzo. Oggi è quasi impensabile pensare di fare comunicazione senza avere una conoscenza approfondita di Internet e dei social network. E sempre più spesso al giornalista vengono richieste anche competenze prettamente informatiche – tra html, SEO, indicizzazione e via dicendo.
La caratterizzazione di Andrea, quindi, il suo sostenere con fermezza questa posizione retrò mi ha lasciata un po’ perplessa. Stesso discorso la sua gestione della week out a Burano (non entro nel dettaglio per non eccedere con gli spoiler): da una ragazza così brillante mi sarei aspettata qualcosa di diverso, e il suo comportamento finisce per risultare poco plausibile.
C’è poi la questione triangolo amoroso, un topos utilizzato nel 95% dei romanzi sentimentali – e dei film e delle serie -, quindi molto difficile da aggiornare o rivitalizzare. Non sono un’appassionata del genere rosa, ma quello che mi fa storcere il naso nella maggior parte dei casi – compreso questo – è quanto le cose siano chiare e scontate fin dall’inizio. Raramente la lei o il lui di turno è davvero indeciso; raramente riesce a far venire qualche dubbio su quella che sarà la sua scelta al lettore. Andrea – e la Dalton – ci provano a parlare di indecisione e di dubbi, ma sono, appunto, solo parole.
Dettagli a parte, “La ragazza con le parole in tasca” ripropone gli elementi – vincenti – del primo libro, aggiungendo qualche piccolo inciso sulla vita a San Neri di Andrea e sul suo passato. In generale va sul sicuro, giocando su dinamiche e personaggi già collaudati.
Adesso bisogna vedere come la Dalton farà evolvere la sua storia, e la sua eroina, nel prossimo romanzo (che vedremo verosimilmente in libreria nel 2021). Perché se per due anni Andrea ha potuto giocare sul terreno tutto sommato tranquillo del college, sui problemi di adattamento prima, di cuore dopo, adesso serve qualcosina in più.