Se avete in programma un viaggio a Londra nelle prossime settimane – per studio, per lavoro, per piacere – non potete assolutamente perdervi la mostra dedicata a Chanel.
Fino al 1 novembre avrete infatti la possibilità di ammirare, nella capitale inglese, gli abiti e gli accessori che hanno caratterizzato la famosissima casa di moda, dai tempi della sua creatrice Coco Chanel, a Karl Lagerfeld, che ha reinventato il brand senza però perdere di vista l‘allure storica.
La mostra “Mademoiselle Privé” – il nome riprende le parole che campeggiano sulla porta di Gabrielle, Coco, Chanel in Rue Cambon a Parigi – è stata allestita alla Saatchi Gallery di Londra. Tre piani e tre percorsi per immergersi nella magia della moda: uno dedicato all’Haute Couture, uno incentrato sulla riedizione della collezione di alta gioielleria e per finire uno con protagonista il profumo Chanel N°5.
“L’obiettivo principale dell’evocativa esposizione – spiega Bruno Pavlovsky, amministratore delegato della Maison – è mostrare il backstage della casa di moda e la creatività che sta dietro alla produzione di ogni singolo capo e accessorio”.
In mostra anche diciassette ritratti di attrici e modelle che hanno ispirato Chanel o hanno rivestito il ruolo di testimonial – tra loro anche Julianne Moore, Kristen Stewart e Lily Rose Depp.
Karl Lagerfeld, vero ispiratore della mostra, ha dichiarato in un’intervista: “Lei [Coco Chanel, ndr] avrebbe odiato il mio lavoro. Detestava le minigonne e i jeans, ma se si è contro la moda di un’epoca si ha qualche problema. Quando ho preso in mano la Maison Chanel tutti mi dicevano di lasciar stare, che era un marchio finito. Non li ho ascoltati. Si trattava di una sfida e ha funzionato cento volte meglio di quanto avessi sperato”.
Se non avete la possibilità di prendere il primo volo per Londra e godervi “Mademoiselle Privé” dal vivo, potete però scaricare la app dedicata. Disponibile per dispositivi IOS e Android, propone contenuti extra davvero interessanti, che potrete vedere comodamente seduti sul divano di casa.
