Molti dei libri che ho letto negli ultimi mesi – ahivoi che vi trovate a passare di qui? – mi hanno spinta a tornare sul tema degli argomenti “di sicuro successo” con cui attirare un lettore e spingerlo a comperare un certo prodotto.
Anche nel caso del romanzo di Katarina Bivald il marketing avrà avuto vita facile, giocando su un campo amico (già la copertina è abbastanza esplicita in questo senso) e ovviamente quando l’ho iniziato ero ben consapevole del fatto che sarebbe potuta essere una grande delusione. Devo dire, però, che il libro mi è piaciuto. Non l’ho trovato né noioso né banale, nonostante, chiaramente, i temi trattati non siano originalissimi e il lieto fine si lasci intravedere sin dalle prime pagine.
La storia di Sara, una lettrice svedese molto chiusa in se stessa, che dopo aver perso il lavoro decide di partire per gli Stati Uniti per far visita a una vecchia signora… che conosce soltanto per essersi scambiata con lei una serie di lettere, è piacevole, ma anche divertente da leggere. E questo, va detto, grazie soprattutto a tutti i personaggi che prendono la parola nelle pagine.
La protagonista, in sé per sé, non è poi così speciale. Certo, lascia tutto e parte alla ventura – quindi un certo coraggio le va riconosciuto! -, e certo si deve al suo arrivo imprevisto il risveglio della cittadina di Broken Wheel, nell’Iowa, che si stava spegnendo inesorabilmente, però la nostra eroina è sempre un po’ troppo dimessa, mai sopra le righe o sopra i toni, accomodante, quasi impalpabile. Non colpisce più di tanto. Anche quando racconta il suo sentimento, il suo innamoramento, non è mai emozionante. Non fa emozionare.
Personalmente mi hanno invece toccata – facendomi sorridere e ridere, riflettere, commuovere – le storie degli altri personaggi, che definire secondari credo sia riduttivo, molto meglio comprimari. La bigotta e rigida Caroline, ultra40enne che non è mai uscita dal seminato, e finisce per perdere la testa per un 25enne; il povero George, che da quando la moglie lo ha lasciato portandosi via l’adorata figlia ha iniziato a bere, senza però mai dimenticare la sua Sophie. E Claire, ragazza madre che dietro una grande forza nasconde una profonda fragilità.
La cittadina sarà anche piccola, ma le storie che si intrecciano tra le strade semi-deserte sono di quelle che restano impresse. Perché sono speciali nel loro essere normali, familiari, vicine. Perché potrebbero essere la nostra storia, quella dei nostri vicini. E questo ce le rende care. E questo ci porta a sperare che, alla fine, per tutti, e non solo per la lettrice del titolo, ci sia in agguato un lieto fine. Per quanto lontano si debba andare a cercarlo.