“L’angelo di Monaco”: recensione del romanzo di Fabiano Massimi

Longanesi pubblica un thriller storico che mescola abilmente ricerca e rigore a tensione e colpi di scena

Per la sua morte non c’è stata giustizia. Forse un romanzo renderà giustizia alla sua vita.

Un thriller storico, L’angelo di Monaco” di Fabiano Massimi, uscito per Longanesi il 2 gennaio nella collana La Gaja scienza, che affonda le sue radici in un fatto storicamente documentato: la morte violenta della giovane Angelika Raubal, detta Geli, giovanissima nipote di Adolf Hitler (figlia della sorellastra) di cui l’uomo era tutore, avvenuta a Monaco di Baviera il 18 settembre 1931.

“Una donna fuori dal comune, come la Sfinge del Belvedere”, disse della ragazza Joseph Goebbles, il futuro Ministro della propaganda del Terzo Reich.

Il fatto si verificò al secondo piano di Prinzregenten-platz numero 16, la residenza del (futuro) Fuhrer e venne archiviato frettolosamente come un suicidio. Ma se così non fosse stato?

La ricerca storica svolta da Massimi assume la forma di un romanzo di genere thriller, ben costruito e che non lascia spazio alle distrazioni, un romanzo i cui personaggi sembrano essere usciti da un libro di storia, ma con tutti i loro vizi e le loro debolezze – Rudolf Hess, Heinrich Himmler, Hermann Goring, Joseph Goebbels.

Analogamente ai personaggi, anche i luoghi, le fonti investigative e le ipotesi avanzate in “L’angelo di Monaco” non sono frutto della fantasia dell’autore, o almeno non soltanto, bensì di un lavoro di ricerca accurato e sapientemente sceneggiato.

Ma veniamo alla trama. Il 18 settembre 1931, nell’appartamento dell’allora astro nascente della politica tedesca, viene ritrovato il corpo di Geli, 23 anni, con accanto una pistola Walther calibro 6.35 millimetri, appartenente allo zio Alf. Tutto sembra far pensare che si sia trattato di suicidio.

Le indagini vengono affidate al Commissario capo della polizia criminale Siegfried Sauer e al suo vice Forster, con l’ordine di concluderle entro poche ore, accertando semplicemente le motivazioni del gesto estremo. Tutte le parti in causa – la Polizia, il Partito Nazionalsocialista – hanno interesse che il caso si chiuda rapidamente. Sullo sfondo il collasso, ritenuto imminente e inevitabile, della giovane democrazia liberale nata all’indomani della Grande Guerra, la Repubblica di Weimar.

Ma ecco che dopo le prime, sommarie, indagini, nella mente degli investigatori si insinua il dubbio che non si sia trattato di un suicidio. D’altronde, anche “lui” non ha mai dubitato, nemmeno per un istante, che fosse omicidio.

Io e Geli ci amavamo! Se Geli è stata uccisa da qualcuno dei miei, lo devo sapere. Devo sapere chi è stato! Devo sapere il perché! Amavo Geli. Era l’unica donna che avrei mai potuto sposare! Ora la mia sposa sarà la Germania!

Nonostante queste belle parole, i protagonisti del romanzo, per quanto mossi da fini diversi, sono tutti accomunati da un unico interesse: dissimulare la verità. Ed è per questo che Sauer e il suo vice dovranno darsi non poco da fare per cercare di venirne a capo, tra depistaggi e messinscene, ferimenti e delitti.

“L’angelo di Monaco” è un thriller storico sapientemente costruito, che guarda alla prosa di maestri del genere come Umberto Eco, Ken Follet e Hilary Mantel, e mescola rigore e coerenza documentale a tensione e colpi di scena che si susseguono a ritmo serrato sino alle ultime pagine. Imperdibile.

 

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