“L’amica geniale”: dal 10 febbraio la seconda stagione su Rai 1

"Storia del nuovo cognome" racconta la giovinezza di Lila ed Elena, nell'Italia degli anni '60

Una serie ideata da Saverio Costanzo. Con Margherita Mazzucco, Gaia Girace, Alessio Gallo, Dora Romano, Giovanni Amura, Francesco Serpico. Drammatico. Italia, USA. 2018-in produzione

 

Arriva su Rai 1 in anteprima mondiale a partire dal 10 febbraio “L’amica geniale – Storia del nuovo cognome”, il secondo capitolo dell’adattamento televisivo della tetralogia cult di Elena Ferrante.

Nei nuovi episodi ritroviamo Lila (Girace) ed Elena (Mazzucco) esattamente dove le avevamo lasciate alla fine della prima stagione: la prima si è appena sposata con un uomo che non ama, Stefano Carracci, e sente di aver perso una parte della propria identità; la seconda è una studentessa modello, ma capisce in fretta di non appartenere più al rione che le ha dato i natali.

Storia di emancipazione tutta al femminile e di formazione in senso ampio, questa seconda stagione ci trasporta negli anni Sessanta, nella giovinezza delle due ragazze, che si tallonano, si perdono e poi si ritrovano.

L’esuberante e ribelle intelligenza di Lila e la bellezza dimessa e rispettosa di Elena si mescolano, anche per via di Nino Sarratore, destinato a turbare le vite delle due amiche.

Anche il rione napoletano dove Lila ed Elena sono nate, uno dei protagonisti della storia, si trasforma grazie a una forte slancio imprenditoriale che coinvolge sia i Solara che i Carracci. Lo scenario cambia, e sembra adattarsi alle emozioni delle protagoniste.

In continuità con la prima stagione, il regista Saverio Costanzo continua a seguire la crescita delle due ragazze con inquadrature posate e discontinue; ma cede il timone, nella quarta e quinta puntata (quelle della vacanza a Ischia, che segna un punto di rottura e di cambiamento), ad Alice Rohrwacher.

“L’amica geniale – Storia del nuovo cognome” approfondisce il rapporto simbiotico ma sempre più controverso delle protagoniste. E Lila ed Elena sono ancora una volta l’immagine di due modi diversi di essere donna, ma incarnano anche tutta la voglia di emancipazione del periodo.

 

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