Un film di Rupert Goold. Con Renée Zellweger, Finn Wittrock, Jessie Buckley, Rufus Sewell, Michael Gambon. Biopic, 118′. Gran Bretagna 2019
Nell’ultimo periodo della sua vita, Judy Garland è ancora un nome che suscita ammirazione e il ricordo di un’età dell’oro del cinema americano, ma è anche sola, divorziata quattro volte, senza più la voce di una volta, senza un soldo e senza un contratto, perché ritenuta inaffidabile e dunque non assicurabile. Per amore dei figli più piccoli, è costretta ad accettare una tournée canora a Londra, ma il ritorno sul palco risveglia anche i fantasmi che la perseguitano da sempre.
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oltre l’arcobaleno Judy Garland – artista capace di conquistare il pubblico mondiale, giovanissima, nel ruolo di Dorothy ne “Il Mago di Oz” ma anche da adulta in “È nata una stella” – non aveva trovato il segreto della felicità ma cinque matrimoni, depressione, alcolismo e dipendenza.
Gli ultimi mesi di vita dell’attrice, nel 1969 – con alcune incursioni sotto forma di flashback nel periodo dell’adolescenza -, sono al centro del biopic “Judy”, presentato alla Festa del cinema di Roma, adattamento dell’opera teatrale “End of the Rainbow”, che ha debuttato nel 2005.
Il regista Rupert Goold racconta la donna ferita, insicura, con il conto in rosso e alle prese con una battaglia per la custodia dei figli. Un ritratto molto lontano da quello classico della Garland, simbolo di purezza, giovinezza e dell’efficienza degli studios americani che le diedero, professionalmente parlando, i natali.
La storia di Judy Garland – all’anagrafe Frances Ethel Gumm – è anche la storia di Hollywood e della sua crescita come sistema, fatto di pressioni e comportamenti autodistruttivi. La MGM portò infatti l’attrice al successo mondiale, ma le tolse il sonno, l’appetito e le impose una dieta a base di sonniferi e antidepressivi che lei non fu poi mai in grado di abbandonare.
“Judy” mette in scena una donna che ha sofferto davvero, che ha amato lo show business come un padre, cercando prima di tutto il suo applauso, e da esso è stata divorata. Un biopic che è soprattutto dramma, ma non senza qualche tocco di speranza.
L’interpretazione di Renée Zellweger è straziante, ricca di sfumature. L’attrice riesce a evocare lo spirito eccentrico della Garland, ma anche le sue capacità vocali (le canzoni sono cantate dalla Zellwger stessa). Una performance che, secondo la critica, mette l’attrice in prima linea per la corsa agli Oscar.
Nel complesso, “Judy” è un’opera imperfetta ma efficace. Anche a distanza di molti anni dalla sua morte prematura, nel 1969, Judy Garland è un personaggio che non smette di affascinare il pubblico. Nonostante le molte ombre e i contrasti.