di Paola Calefato
Uno dei romanzi horror più famosi del secondo Novecento, pubblicato nel 1986 e da quel momento fonte di incubi ricorrenti per milioni di lettori. Stiamo parlando di “It” di Stephen King, che nel corso degli anni ha ispirato anche una serie tv e recentemente un film.
In una ridente e sonnolenta cittadina americana, Derry, nel Maine, vive un gruppo di ragazzini. In un giorno di pioggia il piccolo Georgie, il fratello di Bill, scompare nel nulla. Proprio Bill fonda, insieme ad alcuni amici, il “club dei Perdenti”, per combattere i bulli e cercare risposte ai fatti inspiegabili che stanno sconvolgendo la città. Da un sonno primordiale si è infatti risvegliata una creatura mostruosa, It, che chiede un tributo di sangue alla cittadinanza…
La scelta di dare al mostro le sembianze di un clown non è casuale: rimanda infatti alla figura di John Wayne Gacy, serial killer che negli anni ‘70 rapì, torturò e uccise 33 vittime accertate, e che era solito travestirsi da pagliaccio.
Quello che colpisce di Stephen King, di primo impatto, è il suo non aver bisogno di chissà quale elemento eccezionale, per generare tensione e paura. L’autore racconta l’orrore del quotidiano, una cittadina come mille altre, un gruppo di ragazzini come tanti altri.
Un romanzo di formazione (nella prima parte Bill e compagni sono ragazzini, nella seconda tornano a Derry da adulti per finire quello che hanno iniziato un tempo) che per gli anni ‘80 – suo periodo di pubblicazione – presenta tematiche anche piuttosto spinte, e che parla di vera amicizia.
La morale della favola – pardon, dell’horror – è che la paura è un sentimento umano, da cui nessuno è immune. Ciò che conta è affrontarla, altrimenti paralizza e non permette di andare avanti.