Intervista all’autrice Giulia Dell’Uomo

Giulia Dell’Uomo è nata a Terni nel 1988, e dopo una laurea in marketing, si è specializzata in management col massimo dei voti. Tra le passioni che guidano la sua vita ci sono gli animali, le canzoni di Francesco Renga e ovviamente le parole.

Per questo motivo ogni tanto le piace lasciare i panni di accanita lettrice per indossare quelli di autrice. Nel 2014 è uscito per Lettere Animate “Tutte le cose al loro posto“, suo romanzo d’esordio. Nel giugno del 2015, sempre per Lettere Animate, è arrivato anche il sequel, “Il mio viaggio più bello nel mondo” insieme a uno spin off della storia, dal titolo “Dolce Resa”.

In questa intervista per Parole a Colori abbiamo parlato con l’autrice dei suoi lavori, editi e ancora in fase di completamento.

Tutte le cose al loro posto, Giulia Dell'Uomo

Ciao Giulia, è un piacere averti qui con noi per parlare del tuo ultimo libro e dei nuovi progetti a cui stai lavorando. Iniziamo dall’inizio: come nasce in te la passione per la scrittura?

Ciao e grazie per avermi ospitata. È davvero un piacere per me.  La passione per la scrittura credo di averla avuta fin da piccolina, ma è solo da poco tempo che l’ho concretizzata, iniziando a credendoci davvero. Come tutte le passioni, anche scrivere è una cosa di pancia, istintiva, quasi impossibile da controllare razionalmente.

Hai sempre saputo che avresti voluto scrivere libri, “da grande”? A 6 anni Giulia sarebbe voluta diventare…?

In realtà no. L’ho sempre sognato, ma come dicevo prima, non ci ho mai creduto. Mi sono presa sul serio solo a venticinque anni. A sei anni sognavo di vendere maglioni. Voglio precisare: solo maglioni, nessun altro capo di abbigliamento.

Nel 2014 è uscito il tuo romanzo d’esordio, “Tutte le cose al loro posto”. Com’è nata l’idea?

L’idea è nata osservando la vita vera. Conosco molte persone che sono entrate in contatto con la malattia e il mio carattere mi ha portato a non chiudere gli occhi, ma al contrario a indagare, in punta di piedi, questa realtà. È sicuramente una tematica delicata e spero di averla trattata col dovuto rispetto.

E come sei arrivata alla pubblicazione? Hai dovuto bussare a molte porte, prima di ricevere l’atteso sì oppure rientri tra quegli autori fortunati, a cui le cose sono andate bene subito, per bravura e per fortuna?

Mi ricordo di aver inviato il manoscritto a pochi, piccoli editori. Non credevo che qualcuno mi avrebbe risposto. Quando nei siti delle case editrici leggi che i tempi di attesa possono arrivare anche a due anni… be’, lo sconforto è tanto. Per fortuna, dopo qualche porta chiusa in faccia e molti mesi, qualcuno disposto a pubblicare il libro l’ho trovato. Ho scelto il mio attuale editore per l’idea innovativa di editoria che propone e per la trasparenza del contratto che mi ha offerto.

A giugno è arrivato “Il mio viaggio più bello nel mondo”, sequel del tuo romanzo d’esordio. Sapevi fin dall’inizio che quell’esperienza avrebbe avuto un seguito? Oppure è stato solo dopo aver scritto e pubblicato il primo capitolo della storia che hai deciso di mettere mano al secondo?

“Il mio viaggio” nasce proprio da un viaggio interiore, che ho fatto nei mesi successivi alla pubblicazione del libro d’esordio. Il titolo è simbolico: io vedo la vita come un viaggio, il più bello che si possa fare. Il romanzo è nato in un periodo ricco di stravolgimenti nella mia quotidianità. L’ho scritto di notte in tre/quattro mesi, durante la stesura della tesi. È stata quasi una valvola di sfogo.

Entrambi i tuoi libri sono editi da Lettere Animate. Com’è stato lavorare con loro?

A Lettere Animate devo le migliaia di lettori che ho raggiunto fino a oggi, a un anno dalla pubblicazione, quindi non posso che essergli grata. Credo che ogni autore dovrebbe avere con il proprio editore un rapporto fatto di forte intesa, complicità e rispetto. Questi tre elementi non sono mai mancati tra noi ed è per questo che posso affermare che lavorare con loro è davvero piacevole.

Se diciamo editoria a pagamento…

Se diciamo editoria a pagamento, cambiamo discorso! Ovviamente scherzo, ma vorrei davvero che ogni autore trovasse la pazienza e la volontà di cercare qualcuno che creda davvero nel suo lavoro. L’editoria a pagamento (EAP) è un vero cancro per l’editoria, perché carica gli autori, spesso inesperti, del rischio imprenditoriale. Personalmente credo che godere della fiducia di un editore, magari conquistata col tempo, sia una soddisfazione ben diversa dal pubblicare un libro solo perché c’è stato un esborso di denaro.

Come valuti, da giovane autrice, la situazione editoriale italiana? C’è apertura verso i giovani e le nuove idee? E quanto ha cambiato il panorama l’auto-pubblicazione e il mercato digitale?

Credo che il mercato digitale abbia rivoluzionato il panorama editoriale: gli ebook hanno il vantaggio di poter essere acquistati a un prezzo basso e letti ovunque. La comodità di avere un eReader in borsa, per una come me che compra libri ogni giorno, è davvero insuperabile. In poco peso, ho centinaia di titoli a portata di mano! Ma la vera rivoluzione è il self publishing. Credo che l’auto-pubblicazione stia ribaltando le dinamiche editoriali. Non sono più gli autori a cercare gli editori, ma questi ultimi che, basandosi sulle classifiche di vendita degli store online, reclutano le penne più meritevoli. È davvero incredibile come siano cambiate le cose. Prima del self erano davvero pochi gli editori pronti a dare fiducia a un giovane esordiente; oggi, invece, succede.

Grazie anche al digitale, i libri di giovani emergenti si moltiplicano. Secondo te esiste una formula magica per sfondare? Il talento, prima o dopo, viene premiato o è anche una questione di fortuna?

La fortuna penso sia una dote imprescindibile nella vita. Il talento, purtroppo, non basta, soprattutto in un mercato saturo di autori. Credo, proprio per questo motivo, che la formula magica sia la solidarietà tra autori. Troppo spesso ci si fa la guerra, quando invece basterebbe supportarsi a vicenda per raggiungere una quantità maggiore di lettori.

Se dovessi descrivere in poche parole la Giulia Dell’Uomo autrice?

Istintiva, poco metodica e confusionaria. Tre aggettivi che rendono bene l’idea del mio modo di scrivere: non uso scalette, non organizzo nulla per capitoli, scrivo sempre di getto. Un aneddoto che penso possa raccontare al meglio la Giulia autrice: ho scritto i mie due romanzi e anche lo spin off (“Dolce Resa”, gratuito sugli store online) usando sempre e solo l’Iphone.

Quanto c’è di te e della tua vita, nelle tue opere? Prendi spunto dalla realtà che ti circonda, oppure preferisci lavorare soprattutto di fantasia?

La fantasia mi aiuta ed è la chiave principale per la stesura di un libro, ma personalmente attingo molto dalla realtà per rendere storie e personaggi più credibili e vicini al lettore. Mi piace che la gente possa immedesimarsi in ciò che scrivo.

Di scrittura si può ancora vivere o è meglio avere un lavoro complementare? Si sente spesso dire che la cultura, in Italia, non paga e non dà nemmeno da mangiare. Tu come fai a pagare le bollette a fine mese?

Fortunatamente ho un lavoro. Senza nulla togliere alla scrittura, ma se lo facessi solo per un guadagno economico non riuscirei nemmeno ad arrivare alla fine della prima settimana del mese.

L’Istat riporta che 6 italiani su 10 non hanno letto neppure un libro nel 2015, e che comunque anche tra i cosiddetti lettori, pochi hanno superato quota tre libri letti. Oltre che autrice sei anche una lettrice? E quanto è sconfortante, quando si lavora a un romanzo, sapere che le possibilità che qualcuno lo legga, in Italia, sono poche?

È davvero sconfortante, però cerco di non abbattermi e confido nella cerchia di persone che invece amano leggere. Per quanto mi riguarda, sono una buona lettrice, prima di essere autrice. Le due cose, a mio parere, non possono essere separate. Leggo tanto, soprattutto la narrativa contemporanea e quella rosa. Non potrei farne a meno.

Un libro letto nel 2015 che ti sentiresti di consigliare (oltre ai tuoi romanzi, s’intende)?

Gioco in casa: “Un lungo inverno” di Elena Cecconi, edito da Lettere Animate. Elena è incredibile, sia come donna che come autrice.

Messo da parte questa duologia, stai lavorando a qualcosa di nuovo?

Sono felice di poter rispondere di sì. Finalmente l’ispirazione è tornata, ed è una sensazione bellissima.

Due romanzi editi, uno in lavorazione. C’è qualcosa che ancora non hai fatto che ti piacerebbe provare, lavorativamente parlando?

Mi piacerebbe scrivere un romanzo a quattro mani, ma non è facilissimo e ho ancora molto da imparare. Ma c’è tempo, no?

E il sogno nel cassetto?

Il sogno nel cassetto? Non lo dico perché sono scaramantica. In ogni caso mi considero già fortunatissima ad aver pubblicato due libri in pochi mesi. Una volta anche quello era un sogno, oggi è la mia realtà.





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