Intervista a Cristina D’Avena

di Federica Rizzo

Incontriamo la regina indiscussa delle sigle dei cartoni animati, Cristina D’Avena, sulla soleggiata terrazza della sede Warner di Roma, in occasione della presentazione de “I Puffi – Viaggio nella foresta segreta”.

La pellicola, incentrata sui personaggi di Peyo, uscirà nelle sale italiane il 6 aprile.

Cristina D’Avena alla presentazione de “I Puffi – Viaggio nella foresta segreta”. Roma. 2017

Ciao Cristina, piacere. Iniziamo parlando dei Puffi. Hai inciso la nuova sigla, “Noi Puffi siam così”, ma il tuo legame con la pellicola di Kelly Asbury non finisce qui, vero?

Questa è la mia dodicesima sigla dedicata ai Puffi, e inoltre doppio un personaggio e sono felicissima perché mi piace molto il doppiaggio. Quando me l’hanno detto non vi nego che la cosa mi ha fatto esultare, il mio è un personaggio molto saggio. Canterò, doppierò e questo mi riempie di gioia.

Mai pensato al doppiaggio, oltre che alle sigle di cartoni animati, prima?

Nonostante avessi una voce abbastanza portata e caratterizzata per i cartoni, per non fare troppe cose ho scelto di non concentrarmi sul doppiaggio. Ma i Puffi sono sempre stati miei amici, e ora amici nuovi perché avendo doppiato sono realmente entrata nel loro mondo. Prima mi limitavo a cantare le sigle mentre ora sono finalmente entrata nel villaggio dei Puffi.

Una sigla dance, a tratti tecno, questa, moderna rispetto al tuo repertorio classico.

Abbiamo ripreso il ritornello tormentone di Noi puffi siam così, perché i Puffi rappresentano la nostra infanzia, anche la mia. Con la loro primissima sigla vinsi il disco d’oro con 500.000 copie. In questa nuova sigla abbiamo lasciato l’anima dei Puffi, dando però loro una veste nuova, più dance. Una canzone da anni ’90, con un bel ritmo.

Anche tu e i Puffi, insomma, sapete evolvervi per avvicinarvi ai giovani, senza però perdere quello che vi ha resi unici e inimitabili.

E’ naturale. D’altronde faccio molti spettacoli durante l’anno e ai miei concerti vengono tanti giovani ma anche tanti bambini, che oggi come oggi cantano di tutto. Basti pensare che un bambino ha riscritto, dedicandolo a me, il testo di Andiamo a comandare di Rovazzi. Potevo scegliere di cantare una sigla alla vecchia maniera, alla maniera dei primi Puffi, oppure provare qualcosa di diverso, cambiare sonorità. Alla fine è uscito un mix tra la primissima canzone e i pezzi più moderni.

Protagonista del cartoon diretto dalla Asbury la biondissima Puffetta, per una pellicola all’insegna del girl power. Il tema non può non ricordarti le tante ragazze, donne ed eroine cantate per la tv. Le tue preferite?

Jem di Jem e le Holograms la amo molto, così come Sailor Moon. Aaaah, Sailor Moon. Ma anche Lady Oscar mi è molto cara, anche se voglio ricordare che io ho cantato la seconda sigla, quella degli anni ’90, e la prima sigla che per me è sacra e nessuno la tocca. Diciamo che in generale Lady Oscar come personaggio è meraviglioso. Ma anche Puffetta mi piace, povera, con tutti questi Puffi maschi. Ma sono tutti personaggi che in un modo o nell’altro continuo ad amare.

E i fan? Ci sono sigle che vengono richieste più spesso ai concerti e agli spettacoli?

Ultimamente mi chiedono sempre Rossana.

Il primo successo è arrivato a tre anni, allo Zecchino d’oro, cantando ‘Il valzer del moscerino’. A presentarti c’era Cino Tortorella, scomparso di recente. Un ricordo di lui?

Negli anni abbiamo continuato a sentirci, Cino e io, e vederci agli eventi dell’Antoniano. Sono veramente cresciuta con lui, ci dovevamo incontrare in questo periodo per i 60 anni dello Zecchino. Lui aveva tantissime idee e mi aveva chiesto di portare all’Antoniano qualcuna delle mie. Non l’ho più sentito, non volevo disturbare. Ci eravamo visti a Natale e l’avevo visto un po’ stanco, provato. Ma ora farà lo Zecchino Celeste, in cielo.

Tornando ai Puffi, il tuo personaggio nella versione originale del film ha la voce di Julia Roberts, ma non hai ripreso molto la sua interpretazione per creare la tua, giusto?

Ho sentito il doppiaggio originale di Julia Roberts, ma lei era troppo compita, seriosa. Forse gli americani doppiano in modo diverso, non so. Io l’ho sentita ma ho pensato di dargli una verve diversa. Si sono molto fiera, Julia Roberts e Cristina D’avena.”

Una carriera ultra-trentennale e ancora sulla cresta dell’onda, con un nuovo contratto discografico Warner e concerti sold out. Qual è, dunque, il segreto per un successo che dura da oltre tre decadi?

Forse l’essere una persona normale, che ha avuto la fortuna di entrare in questo mondo meraviglioso. Ho mantenuto i piedi per terra, come mi diceva sempre mio padre: rimani ancorata per terra perché tu ti chiami Cristina. Non Cristina D’Avena, ma solo Cristina. Il pubblico è cresciuto con me ed è bellissimo vedere ai concerti tre generazioni, dai bambini alle nonne. Mi vedono a seconda delle età come un’amica, una sorella maggiore, o una mamma.

Grazie a Cristina D’Avena per questa chiacchierata, e al prossimo cartone!

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