Incontro ravvicinato con John Travolta, tra successi e gran rifiuti

L'attore americano si racconta alla Festa del cinema di Roma, in dialogo col direttore Antonio Monda

di Alberto Leali

 

Era il 1977 quando Tony Manero segnava un’era ballando sulle note dei Bee Gees in “La febbre del sabato sera”. Con lui nacque il mito di John Travolta, all’epoca poco più che ventenne, che da allora collezionerà un successo dopo l’altro, diventando uno degli attori più popolari e amati di Hollywood.

“Grease”, “Pulp Fiction”, “Get Shorty”, “Hairspray” sono solo alcuni dei film che lo vedono protagonista, spesso diretto da maestri come Brian De Palma, Quentin Tarantino, John Woo, Terrence Malick e Oliver Stone.

Alla Festa del Cinema di Roma l’attore 65enne è protagonista di un Incontro ravvicinato condotto dal direttore artistico Antonio Monda, che tocca temi come la famiglia, il cinema e i personaggi che più hanno segnato la sua carriera.

 

“La mia passione per il cinema inizia da bambino – racconta Travolta – poiché provengo da una famiglia di attori e registi che ovviamente me l’ha trasmessa. Amo particolarmente il cinema italiano, specie registi come Federico Fellini e attrici come Sophia Loren. I miei genitori, di origini italiane, sono stati fondamentali per il mio percorso, perché mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato. Mi hanno insegnato, soprattutto, ad essere un professionista e a costruire i miei personaggi in maniera libera e profonda”.

Non è certo un mistero che la danza ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nella carriera di Travolta.

“Ballare è forse la cosa che mi diverte di più e specie ultimamente mi manca molto. La nostalgia mi ha indotto anche a girare con Pitbull un video in cui ballo il tango, dal titolo 3 To Tango. Il mio rapporto con la danza inizia quando mi proposi per il ruolo di Gesù nel musical Jesus Christ Superstar: non mi presero, perché ero troppo giovane, ma mi dissero che ero particolarmente dotato per il ballo. Non avrei mai immaginato che qualche anno dopo avrei interpretato La febbre del sabato sera”.

Tra i numerosi film che ha interpretato, John Travolta ricorda con particolare affetto quelli girati con Brian De Palma, Mike Nichols, Terrence Malick e Quentin Tarantino.

“Al cinema ho iniziato con Brian De Palma, che aveva una grande fiducia nei miei confronti e mi lasciava ampia libertà. Ma una bella avventura è stato anche il ruolo di Clinton nel film di Mike Nichols I colori della vittoria. Non sapevo quasi nulla di come funzionasse il governo americano e ho dovuto studiare molto, ma il risultato alla fine ha soddisfatto anche il vero Presidente. Malick, invece, è la persona più sensibile che abbia mai conosciuto. Con lui ho girato La sottile linea rossa, dopo 17 anni da quando mi propose I giorni del cielo, che rifiutai per ragioni contrattuali. Purtroppo mi resi conto di avergli spezzato il cuore, perché Terrence credeva che io fossi l’unico che poteva interpretare il ruolo del protagonista di quel film. Pulp Fiction mi ha, invece, regalato il personaggio più particolare della mia carriera. Inizialmente Tarantino non voleva che indossassi l’orecchio e portassi i capelli lunghi, ma io ho insistito e alla fine ha dovuto darmi ragione”.

L’attore scherza anche sul fatto di aver rifiutato quattro volte ruoli poi interpretati da Richard Gere, ruoli che ancora oggi restano tra i suoi maggiori successi (il già citato “I giorni del cielo” e poi “American gigolò”, “Ufficiale e gentiluomo”, “Chicago”).

“Sono cresciuto in un’epoca in cui le donne amavano gli uomini – spiega Travolta riferendosi al musical di Rob Marshall – ma nello spettacolo teatrale avveniva l’esatto contrario. Così ho rifiutato per ben tre volte il ruolo di Billy Flynn, non pensando che potessero esserci delle modifiche nella versione cinematografica. Invece è uscito fuori un film pieno di cuore e sentimento, in cui si finisce anche per comprendere le deplorevoli azioni delle protagoniste”.

All’attore, due volte nominato all’Oscar, viene anche assegnato un Premio Speciale per il suo ritorno sugli schermi cinematografici nel film “The fanatic”, presentato in anteprima alla Festa del cinema. Qui travolta interpreta l’inquietante John Moose, stalker del frontman dei Limp Bizkit Fred Durst, che firma anche la regia della pellicola.

“Per fortuna ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei fan e non ho mai avuto nulla da temere – dice Travolta – Come attore, quello di John Moose è stato uno dei ruoli più belli che ho interpretato. Una sfida entusiasmante, perché ho cercato di entrare nella sua testa e di comprendere la sua passione malata”.

 

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