“Il regno segreto”: recensione del romanzo di Philip Pullman

Il secondo volume del Libro della Polvere, edito da Salani, ci rimanda una Lyra ventenne

Dopo aver amato la trilogia “Queste oscure materie” ed essere rimasta, invece, alquanto delusa da “La belle sauvage“, primo capitolo della nuova trilogia di Philip Pullman, ambientata ancora una volta nel mondo di Lyra, ero davvero curiosa di leggere Il regno segreto, uscito a novembre per Salani.

Nonostante il romanzo fosse uscito da parecchi mesi nel Regno Unito, non avevo ancora letto neppure la trama. Ma in effetti il fatto di scoprire che è ambientato dieci anni dopo la fine della prima trilogia, e che quindi “La belle sauvage” è una sorta di antefatto all’intera saga e niente di più, non è stato una sorpresa. Quella storia era chiaramente conclusa, quindi riprendere il racconto con una Lyra ormai ventenne, alle prese con nuovi problemi e nuovi nemici è positivo.

Sarà il fatto che la protagonista è “diventata grande”, e che anche tutti i comprimari hanno passato da un pezzo l’infanzia, ma questo romanzo è a mio avviso molto più maturo e adulto, non solo di quello che lo precede nella trilogia della Polvere ma di tutti quelli scritti da Pullman su questo tema fino a oggi. Alcuni passaggi – come ad esempio “l’incontro” di Lyra con i soldati sul treno – sono tutt’altro che adatti a un pubblico giovane, quindi attenzione!

“Il regno segreto” è un bel fantasy, che amplia l’universo descritto da Pullman finora e lo arricchisce di nuove ambientazioni, nuovi dettagli e nuove questioni. I “cattivi” lo sono al punto giusto, e in generale la caratterizzazione dei personaggi è molto buona. La stessa Lyra, che finora ci era apparsa sempre in una luce molto positiva, risulta più problematica – nei dissidi con il suo daimon soprattutto – e quindi più realistica.

Se si vuole trovare un difetto al romanzo di Pullman è il fatto di essere, in alcuni momenti, abbastanza inconcludente. Ci sono capitoli (“Il miriorama”, ad esempio) che non aggiungono molto allo sviluppo della storia, ma sembrano pensati semplicemente come riempitivo, per quanto affascinante.

Il finale, non solo aperto ma situato proprio in media res, conferma la sensazione che, se “Il regno segreto” e il libro che lo seguirà nella trilogia fossero usciti insieme, magari riducendo il numero complessivo di pagine, per il lettore sarebbe stato, tutto sommato, meglio. Invece dobbiamo prepararci a una (lunga?) attesa per scoprire come andrà a finire… 

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