“Il Re Leone”: un remake visivamente d’impatto ma piuttosto artificioso

Una versione iper-realistica, realizzata con la tecnica della CGI, per la storia del leone Simba

Un film di Jon Favreau. Con Marco Mengoni, Elisa, Edoardo Leo, Beyoncé Knowles, Luca Ward, Massimo Popolizio. Avventura, 118′. USA 2019

Simba è il futuro re, il cucciolo di Mufasa, sovrano temuto e rispettato, che non cerca la guerra e sa stare entro gli ampi confini del proprio regno. Ma qualcuno trama nell’ombra per sovvertire l’ordine costituito e le promesse future: è Scar, l’invidioso fratello minore di Mufasa, pronto a macchiarsi del più atroce delitto e a prendere il potere con l’inganno. Esiliato e convinto a torto di essere responsabile della fine dell’amato padre, Simba cresce lontano dalla Rupe dei Re finché il passato non torna a cercarlo e a domandargli di assumersi le sue responsabilità.

 

Ricordo ancora la prima volta che ho visto “Il Re Leone” al cinema: l’intro con il sole che illumina la savana e le prime note del “Cerchio della vita” di sottofondo. Uno spettacolo unico. Avevo dieci anni.

Ho provato sensazioni analoghe guardando il live action diretto da Jon Favreau che, bisogna dirlo, più che una versione rinnovata della storia di Simba (come potevano essere il nuovo “La Bella e la Bestia” oppure “Il libro della Giungla”, diretto dallo stesso regista) è un omaggio fedelissimo al classico d’animazione Disney del 1994. A partire dalla colonna sonora – quella originale di Hans Zimmer.

I protagonisti del film e il loro mondo selvaggio vengono trasportati in toto in questa nuova versione iper-realistica, realizzata interamente con la tecnica della CGI. Una versione dove ci sono sprazzi di bellezza e meraviglia – il sole rosso sangue che si alza sopra l’orizzonte, la splendida grafica, il cast stellare di doppiatori, una nuova canzone per Nala, interpretata in Italia da Elisa – ma la storia, sostanzialmente, si ripete. E questo rende il “nuovo” Re Leone piacevole da vedere, ma non eccezionale.

Gli scettici rimarcheranno la sostanziale inutilità di questo nuovo filone di film Disney, che conta un numero sempre maggiore di titoli (prossimamente vedremo anche “Mulan” e “La Sirenetta”), remake di classici d’animazione di successo che aggiungono poco o niente all’originale. In parte hanno ragione.

Per apprezzare la bellezza di questo progetto bisogna saper andare oltre. Ricordare che il cinema è anche un’esperienza immersiva, capace di creare e ricreare mondi, personaggi, storie. E allora poco importa se la vicenda di Simba già la conosciamo, se le canzoni le sappiamo a memoria, se l’effetto sorpresa viene meno.

Per chi non ha visto il primo “Re Leone” al cinema sarà un’esperienza unica. E per chi invece ha qualche anno in più sarà l’occasione di rievocare, magari con nostalgia, i bambini che siamo stati. Capaci di restare a bocca aperta davanti alla meraviglia della natura e alla storia di un giovane leone chiamato a crescere, per prendere il posto che gli spetta di diritto.

 

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