Il mistero dell’ultima sepoltura di Miguel de Cervantes

di Barbara Pastorelli

 

La tomba del condottiero macedone Alessandro Magno, forse, non verrà mai ritrovata e resterà il caso aperto più famoso dell’archeologia. Il mistero sull’ultima sepoltura di uno degli scrittori che hanno reso grande la letteratura europea, invece, sembra sul punto di essere risolto.

Dopo nove mesi di indagini scientifiche, il team di esperti che si occupa della ricerca dei resti di Miguel de Cervantes ha infatti dichiarato di aver ritrovato, presso la cripta della Chiesa delle Trinitarie scalze di Madrid, la bara del famoso scrittore della Mancha. Un indizio che fa pensare si tratti proprio dell’autore del Don Chisciotte sono le iniziali M.C. disegnate con dei chiodi di ferro.

I frammenti ossei rinvenuti sono in pessimo stato, frammisti a sabbia e ad altri detriti di mattoni e tavole, per questo sarà molto difficile che l’esame del DNA possa stabilire se i resti siano veramente di Miguel de Cervantes.

Le caratteristiche antropofisiche dell’autore potranno invece giocare un ruolo rilevante nell’identificazione dei resti da parte dei medici forensi. Morto all’età di quasi settant’anni, Cervantes era noto per avere la mano sinistra deforme, cedimenti alle scapole a causa di artrite, segni e lividi evidenti sul petto a causa di lesioni subite da un colpo di archibugio nella battaglia navale di Lepanto, combattuta nel 1571.

Inoltre, al momento della morte, pare che avesse solo sei denti – fu lo stesso scrittore a descrivere lo stato disastroso della sua bocca nel prologo della “Novelle Esemplari”.

Le ossa ritrovate potrebbero consentire agli scienziati di ricostruire il volto di un uomo attualmente conosciuto solo attraverso un quadro dell’artista Juan de Jauregui, dipinto dieci anni dopo la sua morte.

Quando Cervantes morì lo stato delle sue finanze era tutt’altro che prospero, ma i resti appena ritrovati potrebbero rivelare se lo scrittore, noto per essere un forte bevitore, sia o meno morto di cirrosi.

Il motivo della sepoltura dello scrittore e della moglie nel convento madrileno è presto detto: furono i religiosi a pagare il riscatto di 500 pezzi d’oro per il rilascio di Cervantes, catturato dai pirati turchi e tenuto prigioniero per quattro anni in Algeria.

Gli scavi, ad opera di una equipe di venti esperti, sono iniziati lo scorso aprile. Utilizzando un sistema di geo-radar sono state individuate cinque possibili posizioni per la tomba all’interno delle mura del convento. L’obiettivo era quello di completare l’inchiesta entro l’inizio del 2016, quando si terranno le celebrazioni congiunte per i 400 anni dalla morte di Cervantes e Shakespeare – venuto a mancare dieci giorni prima dell’autore spagnolo, nel 1616.

Ma una prima e forse definitiva svolta è arrivata già il 24 gennaio di quest’anno, quando è stata riportata alla luce la bara sepolta sotto il pavimento del convento, coperto da librerie e casse che appartengono a una casa editrice che ha affittato l’edificio.

Miguel Cervantes è una figura torreggiante nella cultura spagnola e il suo romanzo, Don Chisciotte della Mancia (titolo originale “El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha”), scritto nel 1607 quando l’autore aveva 57 anni, rappresenta l’opera più importante della letteratura ispanica.

Se gli esperti confermeranno che i resti rinvenuti appartengono all’autore, le celebrazioni del prossimo anno si svolgeranno nel segno di una nuova sicurezza, quella derivante dalla soluzione di uno dei grandi misteri che ancora legano letteratura e archeologia.

 

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