“Il mistero della pittrice ribelle”: recensione del libro di Chiara Montani

Garzanti pubblica la prima indagine di Lavinia e Piero della Francesca, nella Firenze medicea

Era nella mia reading list da diverso tempo, praticamente dal momento della sua uscita, a gennaio 2021. Complice anche l’arrivo del sequel, “La ritrattista”, che me lo ha fatto tornare in mente, mi sono finalmente dedicata alla lettura di Il mistero della pittrice ribelle” di Chiara Montani, edito da Garzanti. 

Firenze 1458. Lavinia, ferma davanti alla tela, immagina come mescolare i vari pigmenti: il rosso cinabro, l’azzurro, l’arancio. Ma sa che le è proibito. Perché una donna non può dipingere, può solo coltivare di nascosto il sogno dell’arte. Fino al giorno in cui nella bottega dello zio arriva Piero della Francesca, uno dei più talentuosi pittori dell’epoca.

Giorno dopo giorno, Lavinia capisce che la visita di Piero nasconde qualcosa. Del resto sulle sponde dell’Arno sono anni incerti: il papa è malato e sono già cominciate le oscure trame per eleggere il suo successore. E Piero sa più di quello che vuole ammettere. Il sospetto di Lavinia acquista concretezza quando lo zio viene ingiustamente accusato dell’uccisione di un uomo e Piero decide di indagare.

Ma Lavinia questa volta non vuole restare in disparte. Grazie alla vicinanza dell’artista, che fa di tutto per proteggerla, per la prima volta comincia a guardare il mondo con i propri occhi. Perché lei e Piero sono entrati in un quadro in cui ogni pennellata è tinta di rosso sangue e ogni dettaglio è un mistero che arriva da molto lontano. Perché la pittura è un’arte magnifica, ma può celare segreti pericolosi.

Il mistero della pittrice ribelle” (posso dire che il titolo non mi piace un granché?) è un buon romanzo storico, nel suo genere – ovvero quello delle storie con protagonista femminile. Per certi versi, pur con le dovute differenze, mi ha ricordato libri che ho letto in passato come “La ladra della primavera” di Marina Fiorato o “La ribelle” di Valeria Montaldi. 

Nella Firenze dei Medici, la giovane – e bella, va sottolineato, perché nove su dieci le protagoniste di questi romanzi sono anche avvenenti, oltre che talentuose in un preciso campo – Lavinia viene coinvolta in un mistero e nelle indagini su una serie di omicidi. Questo plot, al di là della sua bontà intrinseca, è in realtà anche l’occasione per parlare del ruolo della donna nel Quattrocento, di macchinazioni politiche, arte e dogmi religiosi.

La storia procede tutto sommato bene, i vari elementi si combinano in modo credibile e non mancano i colpi di scena, per quanto niente sia una novità assoluta, per gli amanti del genere storico.

“La flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca, 1450 ca.

L’unica storyline che non ho apprezzato è quella relativa al promesso sposo di Lavinia, Lorenzo, figlio di commercianti benestanti e membro del Consiglio degli otto. Che la ragazza avesse un pretendente ci sta, ma ho trovato gli sviluppi del loro rapporto – e soprattutto la reazione della protagonista a ciò che succede – abbastanza fuori luogo, forzati e poco credibili. Una scena che, nell’architettura complessiva della storia, si sarebbe potuto tranquillamente evitare.

Al di là di questa piccola caduta di stile, che porta a interrogarsi sulla costruzione del personaggio di Lavinia, capace di far finta di niente e andare avanti come nulla fosse dopo un evento piuttosto traumatico, “Il mistero della pittrice ribelle” è una lettura piacevole e intrigante, con una bella ambientazione e personaggi interessanti – soprattutto Piero, ça va sans dire.

Cosa succederà dopo? La ritrattista è uscito il 7 giugno, quindi se volete scoprirlo non avete che da immergervi in questa nuova avventura. Io sicuramente lo farò, nel giro di qualche giorno o settimana. 

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