“Il gatto dell’altro mondo”: recensione del romanzo di Scarlett Thomas

Newton Compton pubblica il terzo capitolo della serie del "Drago verde", magica e fantasy

© Illustrazione di Carla Manea per Ibby Italia

Dopo “Il drago verde” e “Il potere del drago”, di cui vi ho parlato a suo tempo (qui e qui le recensioni), Scarlett Thomas torna in libreria in Italia con il terzo capitolo della sua saga fantasy, edita da Newton Compton, Il gatto dell’altro mondo.

Effe Truelove e i suoi compagni di scuola, Lexy, Wolf, Maximilian e Raven, dovranno mettere ancora una volta alla prova le loro abilità magiche. La Diberi, l’organizzazione corrotta che intende distruggere il mondo, è tornata più forte che mai, e con un diabolico piano. Durante una visita all’Altrove, Effe viene scambiata per una mercenaria e imprigionata, perché ritenuta malvagia ed egoista.

Nel frattempo, Lexy è minacciata dal perfido professor Jupiter Peacock e Wolf parte per un viaggio pericoloso alla ricerca di sua sorella. Come se non bastasse, il gatto Neptune si annoia. È abituato a dominare sugli altri gatti randagi, ma sono tutti misteriosamente scomparsi. Dove si sono cacciati tutti i mici di strada? Se vuole salvare il mondo e trovare una volta per tutte le risposte che cerca, Effe dovrà scoprire un modo per riunirsi al più presto ai suoi amici.

I libri della Thomas sono da sempre piacevoli da leggere perché sono ricchi di magia e trovate fantasiose, e perché sanno darti ti quella piacevole sensazione di possibilità infinite (come se tutto fosse possibile e potesse accadere ai personaggi, in questo mondo abbastanza simile al nostro da poter essere, effettivamente, il nostro).

In “Il gatto dell’altro mondo” ho trovato solo leggermente fastidiosa la tendenza descrittiva dell’autrice che spesso sfocia nella sovrabbondanza (soprattutto di aggettivi e colori). Va bene cercare di trasmettere al lettore un quadro più dettagliato possibile di quello che i protagonisti si trovano davanti, ma in certi passaggi, soprattutto ambientati nell’Altrove, si ha l’impressione che un aggettivo di meno sarebbe stato meglio.

La serie della Thomas mi ricorda per certi versi quella di Thursday Next firmata da Jasper Fforde, che personalmente adoro (marcos y marcos, parlo con voi, ma perché non traducete qualche altro capitolo in italiano?): fantasy sfaccettati, ricchi di dettagli, dove dominano sono fantasia, creatività e buoni sentimenti, ma c’è spazio anche per l’ironia.

Una lettura sempre piacevole.

 

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