Dopo sette libri best-seller mondiali, andare avanti solo per continuare a cavalcare l’onda del successo è una possibilità concreta – e così possono starci i dubbi dei lettori, che pensano che la storia sia superata, e che la Kinsella continui per una mera operazione di marketing. Però… però il semplice fatto di scrivere, dopo anni, un romanzo ancora capace di far sorridere chi legge è un punto a suo favore. Perché di fatto servono una fantasia e una verve narrativa non da poco, per mettere insieme storie quanto meno differenti dalle precedenti, ricche di situazioni sempre più improbabili, ma quanto meno nuove. Vi sfido a riuscirci…
Detto questo, Becky cresce – quanti anni dovrebbe avere adesso? Una quarantina? Non mi ricordo bene quanti ne aveva all’inizio della serie – ma certo non guadagna in saggezza. Anche questa volta i pensieri della protagonista sono incomprensibili, per una persona normale. Si può inseguire un sogno, si può desiderare ardentemente qualcosa, però… arrivare ad assumere delle guardie del corpo, a far sorvegliare la casa con un cane, a considerarsi una stella, senza riuscire a guardare la cosa con un minimo di lucidità… non sarà un pochino troppo?
Il problema di Becky è sempre lo stesso, da ben 7 libri ormai: non è in grado di trattenersi quando si tratta di shopping, ma soprattutto non è capace di vedere le cose nella giusta prospettiva. Così per lei ogni acquisto è assolutamente necessario (e io, en passant, mi chiedo ogni volta da dove tiri fuori i soldi), ogni interesse diventa la passione della vita (vedi lo yoga e le altre tecniche di rilassamento in questo libro), ogni possibilità, seppure piccola, deve essere sfruttata al massimo, perché è quello che le cambierà per sempre l’esistenza. Anche se dovrebbe aver trovato il suo equilibrio (cosa le manca, di preciso?) ha ancora entusiasmi e uscite della ragazza avventata e un po’ frivola che, facciamocene una ragione, non ha mai smesso e temo mai smetterà di essere.
Da un lato certe scene sono comiche – lei che s’impegna, ma soprattutto prova a convincere gli altri che è diversa, lei che cerca in tutti i modi di infiltrarsi nel mondo del cinema, facendo comunella con una vecchietta, attrice mancata per sfuggire alla sorveglianza della guida durante il tour degli Studios – ma dall’altro… come si fa a perdonarla? Come si fa anche solo a giustificarla? Ormai si presuppone sia una madre di famiglia, ha la responsabilità di una bambina, ne ha combinate 1000 e altrettante le sono state perdonate, e nonostante questo… continua sulla stessa strada? È irrecuperabile. Punto e basta.
Mi è successo lo stesso in quasi tutti i libri di “I love shopping”, devo ammetterlo: per la protagonista non ho provato mai nemmeno un briciolo di simpatia. Forse agli inizi… ma è durata poco. Per quanto uno possa essere spendaccione o avventato, dubito fortemente che esista qualcuno che si rivede davvero in Becky. Come si fa? Lei è un’eroina sui generis, un’eroina che mette il lettore davanti a così tanti difetti, errori, giri a vuoto che è impossibile non odiarla, almeno un po’.
Detto questo, trovo che il cambio di ambientazione – e di città – giovi alla storia. Quanto meno ci sono milioni di possibilità tutte da esplorare spostando famiglia e amici a Losa Angeles: dalle scuole super chic per i bambini al centro di disintossicazione, dagli Studios ai negozi. Non ci si annoia, perché Becky si trova in un ambiente diverso e ha a che fare con un gruppo di personaggi nuovi e abbastanza stereotipati ed eccessivi da risultare interessanti (le attrici pronte a tutto per una copertina, il manager senza scrupoli, la stylist strega).
In questo libro ritroviamo anche tantissime vecchie conoscenze: la migliore amica Suze, alle prese con un viaggio di famiglia che dovrebbe essere una vacanza ma finisce per mettere a rischio il suo matrimonio; la nemesi di Becky Alicia, apparentemente redenta e in versione insegnante di yoga super chic; Elinor Sherman, la madre super-controllata e un po’ arcigna di Luke, che fa del suo meglio per recuperare il rapporto con il figlio. E tanti altri. Anche se vederli tutti insieme sa un po’ di ritrovo di classe 20 anni dopo, avere tanti co-protagonisti per questa storia non è male. Così magari si riesce a distrarsi per un attimo dalle azioni assurde della vera protagonista.
Becky è assurda, lo abbiamo già detto in lungo e in largo. Ma vogliamo parlare per un attimo del marito, di Luke Brandon? Quando sul finale lui si presenta alla prima cinematografica a cui lei è andata da sola, la romanticona che è in me ha pensato “Che bello”… prima che lui aprisse bocca, scusandosi con la moglie per quello che era successo i giorni precedenti. Allora… questa pazza spende il tuo denaro, esce fuori di testa, assume due guardie del corpo, si considera una star e mette da parte tutto e tutti. Non basta: è bugiarda, svampita, disinteressata a tutti tranne a se stessa. Ti tratta male, rifiuta la tua generosa offerta di pace per andare alla prima, evento della sua vita, e tu che fai? Vai e ti scusi??? Ma di che cosa? Becky è la protagonista dei libri, e va bene. Ma perché Luke deve essere descritto come una sottospecie di zerbino? Averlo dotato di un minimo di personalità e di carattere non avrebbe guastato. È troppo paziente, troppo comprensivo, troppo buono. Va a finire che sembra uno scemo. Ma forse, se fosse descritto appena appena come più forte, col cavolo che rimarrebbe sposato con lei, quindi…
Il libro finisce e non finisce, proiettandoci verso Las Vegas, dove presumibilmente Graham Bloomwood, il padre di Becky, Tarkie e Bryce, un losco figuro che fino a poco tempo prima faceva l’insegnante nel centro benessere frequentato da Becky, si stanno dirigendo. Riusciranno i nostri eroi a ritrovarli? E cosa sta cercando di mettere a posto l’arzillo ultra-70enne? Lo scopriremo solo vivendo, o leggendo il prossimo libro della serie (che ovviamente ci sarà).