Il 27 gennaio 1945 l’Armata rossa entrò e liberò il campo di concentramento di Auschwitz. È questo, simbolicamente, il giorno scelto nel novembre 2005 dall’Assemblea delle Nazioni Unite per la Giornata della memoria, che commemora le vittime dell’Olocausto.
Ricordare quello che è stato, affinché certi orrori non si ripetano mai più. Ripetere ai figli certe parole e certe storie, come scrive Primo Levi nella poesia “Shemà”. Questi sono i nostri compiti, in quanto genitori e esseri umani. E in questo senso, un ruolo di promo piano lo ha svolto anche il cinema.
In occasione della Giornata della memoria 2023, che cade quest’anno proprio di venerdì, la nostra rubrica “I Fantastici 4”, dedicata al consiglio di pellicole a tema, si concentra sul tema. Abbiamo scelto quattro film sull’Olocausto, tra i tantissimi prodotti nel corso degli anni, per commemorare le vittime e non dimenticare.
SHOAH
di Claude Lanzmann. Con Simon Srebnik, Michael Podchlebnik, Motke Zaidl, Hanna Zaidl, Jan Piwonski. Documentario, 544′. Francia 1985
Nove ore di documentario dove il regista Claude Lanzmann racconta l’Olocausto attraverso le testimonianze di superstiti ed ex-nazisti, e facendo letteralmente parlare i luoghi. Un lavoro mastodontico, anche nella realizzazione – Lanzmann gli dedicò 12 anni di lavoro, producendo oltre 350 ore di riprese. Nessun materiale di repertorio, ma solo filmati realizzati nel 1985, l’anno della realizzazione. Un documento dettagliato e toccante.
SCHINDLER’S LIST
di Steven Spielberg. Con Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Caroline Goodall, Embeth Davidtz, Andrzej Seweryn. Drammatico, 200′. USA 1993
Il film diretto da Steven Spielberg, vincitore di sette Premi Oscar, è sicuramente uno dei più famosi, concepito per essere un’opera d’arte, un documento di memoria collettiva. Al centro del racconto la storia vera di Oskar Schindler, industriale tedesco che quando gli ebrei sono relegati nel ghetto di Cracovia riesce, grazie ai legami distesi con i comandanti militari, a farsene assegnare alcune centinaia come operai in una fabbrica di pentole. All’inizio sembra sfruttarli, in realtà li salva. Di fronte alla persecuzione tremenda, il tedesco trasforma quella sua prima iniziativa in una vera missione, fino a comprare letteralmente le vite di quasi milleduecento ebrei (la famosa lista) che altrimenti sicuramente morirebbero nel campo di Auschwitz.
IL PIANISTA
di Roman Polanski. Con Adrien Brody, Thomas Kretschmann, Frank Finlay, Emilia Fox, Maureen Lipman. Drammatico, 148′. Polonia 2002
Varsavia, 1939. Wladyslaw Szpilman è un giovane pianista ebreo di grande talento. La sua vita viene improvvisamente sconvolta quando i tedeschi invadono la Polonia: Wladyslaw e la sua famiglia vengono rinchiusi nel ghetto insieme a tutti gli altri ebrei della città, ed in seguito i suoi parenti sono deportati nei lager. Rimasto solo, Wladyslaw è costretto a nascondersi per cercare di sopravvivere… La pellicola di Polanski, figlio di genitori ebrei deportati anche loro nei campi di concentramento, racconta la spirale infernale di Wladyslaw, ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes e due premi Oscar, per la miglior regia e il miglior attore protagonista.
IL FIGLIO DI SAUL
di László Nemes. Con Géza Röhrig, Levente Molnár, Urs Rechn, Todd Charmont, Sándor Zsótér, Marcin Czarnik. Drammatico, 107’. Ungheria 2015
Ottobre 1944. Saul Ausländer è un ebreo ungherese deportato ad Auschwitz-Birkenau. Reclutato come sonderkommando, è costretto ad assistere allo sterminio della sua gente. Isolati dal resto del campo, i sonderkommando sono assoldati per rimuovere i corpi dalle camere a gas e poi cremarli. Testimoni dell’orrore e decisi a sopravvivervi, il gruppo di Saul si prepara alla rivolta prima che una nuova lista venga stilata, condannandoli a morte. Perduto ai suoi pensieri e ai compagni che lo circondano, Saul riconosce nel cadavere di un ragazzino suo figlio. La sua missione adesso è quella di dare una degna sepoltura al suo ragazzo. Alla ricerca della pace e di un rabbino che reciti il Kaddish, Saul farà la sua rivoluzione. Film d’esordio del regista ungherese László Nemes, ha vinto l’Oscar come migliore film straniero e il Gran premio speciale della giuria al Festival di Cannes.