“I difetti fondamentali”: Luca Ricci e l’arte del racconto declinata al suo meglio

Recensione della raccolta che in quattordici storie prende di mira, con ironia, gli scrittori e gli aspiranti tali nelle loro manie

di Luca Pollara

 

Sta arrivando l’estate, il caldo già si sente, e voi state cercando un bel tomo in edizione rilegata, invece dei soliti tascabili, da portarvi dietro tra prati e spiagge? Be’ Luca Ricci ha realizzato quello che cercate. E nel suo “I difetti fondamentali” troverete anche tanta qualità.

Il libro affascina a partire dal titolo, e la scelta della copertina, semplice, brillante, capace di racchiudere l’essenza intima di questa composizione, non fa che confermare la prima sensazione.

Si tratta di una raccolta di racconti, quattordici per essere precisi, da centellinare, degustare scena dopo scena, personaggio dopo personaggio. Qualcuno sta storcendo la bocca davanti alla temibile parola “racconti”? Fate male. Tralasciate i pregiudizi e godetevi le pagine di Ricci, capaci di mescolare risate e riflessioni.

Quattordici storie, dicevamo, in apparenza slegate. Ma osservatele con attenzione, tenete a mente il titolo della raccolta, gustatevi il primo racconto, l’apertura, la cornice de “Il rothiano”. Vi accorgerete allora della rete palese che lega il tutto e della serenità nelle follie della vita quotidiana.

Autoironia, incanto e disincanto, le componenti sono molteplici, come la lingua dell’autore toscano, eppure capaci di permeare contemporaneamente una singola storia. Vi basterebbe leggere “La canonizzata” per capirlo, con le sue aspirazioni, i contrasti e la riuscita nel mondo letterario e tutto quello che qui non intendo rivelarvi.

Una scrittura diretta e raffinata, non pretenziosa, colma di riferimenti interni ai racconti o palesati nelle citazioni. Sotto la patina dell’ironia a volte si scorge l’amarezza, un senso che ci avvolge senza sconvolgerci, affiancandoci con dolcezza.

Dicevamo dell’ironia. Su chi la riversa l’autore? Ecco, questo è uno dei punti che, da soli, dovrebbero convincere il lettore abituale, quello occasionale e anche il non lettore ad acquistare “I difetti fondamentali”.

Il mirino è puntato sulla classe degli scrittori e aspiranti tali, dal tizio che affitta camere nell’attesa di essere compreso e scoperto (“L’affittacamere”), al giovane studente di lettere che applica il suo stoico contrasto con il mondo allenando la sua aspirazione nella banale indecisione (“Il velleitario”). Ma non vi troverete alcuna vis polemica, solo gusto per la risata e capacità di riportare all’umanità dell’artista.

Crisi personali, di coppia, amore, bassezze e invidie scrivono i curricula di ipotetici scrittori, dello Scrittore Tipo, con tutto il suo opaco preteso candore, spezzando l’immagine elitaria, quasi santa, dell’artista in Italia.

Nella sua raccolta di difetti Ricci delinea a volte con fredda esattezza, altre con passione dirompente, e sempre con un istrionico sense of humor, decine di personaggi immersi a vario titolo nell’ossessione letteraria. Come nel caso esemplare de “Il solitario”, capace di far ridere per quasi tutto il tempo.

Impossibile non ritrovare una parte di noi nella gioventù de “Il manierista”, o non entrare come imbucati al più importante premio letterario italiano con “Lo stregato”. Impossibile non leggerlo.

Quattordici racconti appassionanti. Probabilmente il migliore scrittore di racconti in Italia. Fondamentale. Come i difetti. Come “I difetti fondamentali” di Luca Ricci, edito da Rizzoli. Tutto da scoprire.

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