“Harry Potter e la pietra filosofale”: recensione del libro di J.K. Rowling

Il giorno del suo undicesimo compleanno, Harry Potter scopre di essere un mago e inizia l'avventura

Complice la pandemia, le restizioni e i molti pensieri, che non rendono sempre facile farsi prendere da romanzi sconosciuti e nuove storie, ho deciso di imbarcarmi in un’impresa che avevo posticipato da tempo: rileggere i libri di Harry Potter, questa volta in lingua originale!

Nonostante la saga della Rowling – edita in Italia da Salani – sia una delle mie preferite nel suo genere, non ho riletto i sette libri in egual misura nel corso del tempo. Ce ne sono alcuni che conosco quasi a memoria (come il quarto e il sesto), altri che non apro da anni e anni (i primi tre).

Bando alla ciance, eccoci all’inizio della storia, con l’attacco di Harry Potter e la pietra filosofale, che è diventato una sorta di cult.

“Mr. and Mrs. Dursley, of number four, Privet Drive, were proud to say that they were perfectly normal, thank you very much. They were the last people you’d expect to be involved in anything strange or mysterious, because they just didn’t hold with such nonsense.”

Il giorno del suo undicesimo compleanno, Harry Potter, un orfano che è stato cresciuto dagli zii in una cittadina inglese, scopre di essere un mago, regolarmente iscritto alla Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Le sue avventure sono sul punto di iniziare…

Dal momento che scrivere la recensione puntuale di un romanzo che hanno letto in milioni mi sembra poco sensato, ho pensato invece di appuntare alcune considerazioni e pensieri sparsi, che ho maturato durante la (ri)lettura.

L’atteggiamento dei Dursley nei confronti di Harry è veramente tremendo. Io capisco l’avversione della coppia per tutto ciò che è “strano” (inclusi i Potter), la volontà di preservare la loro vita normale e l’antipatia per il nipote, che capita loro tra capo e collo. Però il modo con cui lo trattano nei suoi primi 11 anni di vita è inaccettabile. Si tratta di vere e proprie violenze, di abusi. Si può crescere un bambino senza amore, senza mai un gesto di affetto? Incommentabili.

L’antipatia di Piton per Harry si percepisce dal primo momento, ma al di là di tutto quello che poi scopriremo nel corso dei libri, anche questa ci appare lievemente esagerata, soprattutto se si pensa che Harry è un ragazzino e Piton un adulto.

Hermione è inizialmente davvero insopportabile, Draco Malfoy non cambia mai.

Un lettore giovane probabilmente non ci farà molto caso, ma da “adulti” si percepiscono le pecche nella trama – confesso che a suo tempo non ci avevo fatto troppo caso, questa volta invece mi hanno fatto sorridere. Silente lascia Hogwarts incustodita nel momento del pericolo, semplicemente per aver ricevuto un gufo (non poteva scrivere per controllarne l’attendibilità?). Ma soprattutto, le difese erette dagli insegnanti vengono agilmente superate da un trio di studenti del primo anno… Passi Raptor, che aveva il supporto di Voi-Sapete-Chi, ma Harry, Ron ed Hermione non avrebbero dovuto riuscirci, dai.

 

Al di là di tutto, “Harry Potter e la pietra filosofale” si conferma un libro piacevole, un bell’inizio per una bella saga. E a mio avviso un ulteriore punto a suo favore è il fatto che, forse per la prima e unica volta, il protagonista non è intollerabile, intrattabile o problematico come sarà poi nel proseguo. Qui Harry è solo un ragazzino che scopre un mondo sconosciuto e meraviglioso. E noi lo seguiamo.

 

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