“Gli anni della leggerezza”: i Cazalet e il ritratto di un tempo ormai passato

Con la saga dei Cazalet, edita da Fazi, Elizabeth Jane Howard racconta l'Inghilterra dal 1937 al 1956

Devo ammettere che alla Saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard, che si apre con il romanzo “Gli anni della leggerezza”, mi sono avvicinata colpevolmente tardi. Ho acquistato il libro in questione anni fa a Torino, approfittando degli sconti giornalieri della Fazi Editore al Salone. E poi l’ho lasciato lì, il libro, a prendere polvere su una mensola.

Cosa mi ha spinta a prenderlo in mano proprio adesso? Non saprei. Quello che posso dire è che sono davvero felice di aver rotto gli indugi – magari dovuti al fatto che la saga si compone di cinque capitoli, e che quindi non si preannuncia come una lettura agile – e di averlo fatto!

Gli anni della leggerezza”, infatti, mi ha conquistata, così come lo hanno fatto i suoi protagonisti e soprattutto lo stile dell’autrice – tanto da aver iniziato, subito dopo averlo finito, il secondo capitolo, “Il tempo dell’attesa”, ma di questo avremo modo di riparlarne.

Facciamo un passo indietro. Siamo nel 1937, in un’Inghilterra sospesa ancora in atmosfere e ritualità d’altri tempi. Queste almeno ci sembrano essere quelle che scandiscono la vita della famiglia Cazalet, tra tè delle cinque, domestici che si adoperano per il benessere dei “signori”, una morale vittoriana che impedisce di parlare apertamente di argomenti che oggi ci appaiono naturali (tutto quello che ha a che fare con il corpo, con il sesso, con il parto, ad esempio).

Ai capostipiti della famiglia, affettuosamente soprannominati il Generale e la Duchessa, si affiancano i tre figli con rispettive consorti – il libertino e affascinante Edward e l’insoddisfatta Villy; Hugh, segnato profondamente dalla Grande guerra e Sybil, innamorati e felici ma di fatto inconsapevoli uno dei desideri dell’altra; e infine Rupert, pittore vedovo e sposato in seconde nozze con la bella, ma apparentemente frivola, Zoë –, la figlia nubile Rachel e una vera e propria schiera di nipoti.

Alcune recensioni online si soffermano sulla noia provocata da una descrizione continua di pasti, paesaggi e inezie assortite. Dopo aver letto “Gli anni della leggerezza” ho capito bene perché qualcuno possa aver provato sentimenti del genere. La prosa di Elizabeth Jane Howard, infatti, è minuziosa, descrive tutto ciò che vede per filo e per segno, ed è vero, si sofferma molto su abitudini alimentari e affini.

Eppure, quello che ci rimanda è un quadro talmente vivido del periodo che se si supera qualche ritrosia iniziale è impossibile non restarne affascinanti, e poi rapiti. Prima di tutto perché la penna della scrittrice è anche capace di stoccate ironiche e acute, tanto che mai ci verrebbe da definire questo romanzo pacchiano, manierista o artefatto. Poi perché i personaggi, nella loro imperfezione, finiscono per risultare incredibilmente umani.

Ci sentiamo lontani e distanti dal mondo dei Cazalet – un mondo, attenzione, che sta cambiando proprio nel momento in cui ai protagonisti sembra restare sempre uguale a se stesso! -, eppure non possiamo non rivedere in ognuno di loro qualcosa – un pregio, un difetto, un pensiero o un atteggiamento – che ci parli del presente, della nostra vita, dei nostri problemi.

Un grande romanzo storico, una grandissima saga familiare – per cui l’autrice ha attinto a piene mani dalla storia sua e della sua famiglia (e questo mi ha affascinato enormemente e mi ha fatto venire voglia di saperne di più, della Howard e della sua biografia).

 

SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. Nì. CONSIGLIATO. IMPERDIBILE

 

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